Il Cinghiale presso i Celti
Il cinghiale, tra i Celti, era considerato un animale degno di molti onori, come il gatto per gli Egizi o la mucca in India. Il cinghiale compariva frequentemente sulle insegne militari galliche in quanto incarnava l’audacia, la forza vitale prorompente, la tenacia e l’eroismo. Il Carnyx (corno da battaglia) della Scozia e del Galles riportava la figura della testa di un cinghiale, e anche gli elmetti e gli scudi spesso recavano questa immagine. Nella mitologia celtica, a onor del vero, il cinghiale era più legato al mondo della religione che a quello guerriero: esso infatti rappresentava la classe sacerdotale e viveva, proprio come la figura del druido, in stretto rapporto con la foresta. Inoltre, il cinghiale rappresentava anche la forza primitiva che, uscita dall’oscurità della selva, si scagliava in avanti per solcare la terra, e poiché la selva e i boschi per i Celti erano sacri e popolate da sacre querce, anche il cinghiale, che viveva ai loro piedi e se ne nutriva, diventava l’espressione della forza divina allo stato selvaggio. Il cinghiale per i Celti era il cibo sacrificale per la festa di Samhain: cibarsi ritualmente delle sue carni in occasione della festa del primo dell’anno, infatti, equivaleva ad assorbirne la potenza divina mediante il nutrimento sacrificale. Questo animale è stato spesso ricreato in pietra ed in bronzo nella forma di cinghiale votivo, essendo consacrato a Lugh, divinità guardiana degli inferi e portatrice di luce. Il padre stesso del dio Lugh, Cian, aveva il potere di trasformarsi in cinghiale per meglio riuscire a sottrarsi ai pericoli. Anche Ceridwen, dea dell'ispirazione, era rappresentata dal cinghiale: la vecchia dea assumeva spesso quelle sembianze per avvicinare la gente. Dell’antica festa di Lugh del Fuoco Nascente e del Cinghiale oggi è rimasta traccia in una festività che ricorre il 17 gennaio, ovvero Sant’Antonio Abate (vissuto in Egitto tra il 250 e il 356): l’ennesimo risultato di sincretismo da parte della Chiesa, che ha sovrapposto la storia del Santo a quella preesistente di Lugh. Nella leggenda a cui ci si riferisce, il cinghiale è stato sostituito da un maialino dotato di un campanellino che segue Sant’Antonio nel suo viaggio verso gli Inferi, alla ricerca del fuoco di cui gli uomini erano rimasti sprovvisti. I diavoli però, spaventati dal suo santo potere, non lo lasciarono entrare. Al contrario il maialino riuscì ad intrufolarsi e cominciò a creare un disordine ed uno scompiglio tale da convincere le creature infernali a far entrare il santo, a condizione che si riprendesse la bestiolina pestifera. Da notare il campanellino, che secondo il simbolismo celtico, riporta al concetto di vita e di morte, rappresentando infatti la campana l’utero della Dea Madre, di cui Lugh era figlio. Il cinghiale era inoltre l’animale araldico di Merlino, così come l’orso lo era di Artù. Forse anche in relazione all' importanza che questo animale rivestiva nella religione celtica, il Cristianesimo lo indico' come una rappresentazione del maligno: creatura del mondo selvaggio, impetuoso, assimilabile alla foga delle passioni, devastatore delle colture.
Fonti: "Simboli celti", M. Centini, Edizioni Red, 2000.
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