tag:blogger.com,1999:blog-18636904505186979132024-03-19T02:24:32.886+01:00Elvenpath, il Sentiero degli ElfiPercorri il magico sentiero degli Elfi! Visita il nostro Portale Fantasy dedicato al Folklore, all'Esoterismo e alla Cultura Celtica.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.comBlogger61125tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-31744111873094190112015-04-02T16:52:00.000+02:002015-04-04T11:42:20.223+02:00Il leggendario Zlatorog (o Auricorno)<a href="https://lh4.googleusercontent.com/-caiVhct7RBU/VR1JpgmR_mI/AAAAAAAAELo/KVmYj-C4PVQ/w460-h448-no/zlatorog.jpg" title="clicca per ingrandire"><img alt="zlatorog_auricorno" border="0" src="https://lh4.googleusercontent.com/-caiVhct7RBU/VR1JpgmR_mI/AAAAAAAAELo/KVmYj-C4PVQ/w460-h448-no/zlatorog.jpg" style="float: left; height: 110px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Le <b>Alpi slovene</b> sono da sempre luoghi alquanto remoti e impervi. Fin dall’antichità l'alone di mistero che le circonda ha prodotto una vasta tradizione mitologica ed ha fatto nascere numerosi racconti di favolosi tesori nascosti sulle loro vette. Tra le leggende locali quella dell’<b>Auricorno</b> o <b>Zlatorog</b>, il camoscio bianco dalle corna d’oro, è la più importante. La leggenda, diffusamente conosciuta in Slovenia (in particolar modo nella regione della Carinzia Slovena), come anche nella Carinzia Austriaca e nell'Italiana Friuli-Venezia Giulia, si è mantenuta viva nella tradizione orale fino ad un’epoca relativamente recente; nella seconda metá dell’Ottocento, essa venne raccolta da <b>Karel Dežman</b> (1821―1899), che la pubblicó sulla <i>Laibacher Zeitung</i> di Lubiana nel febbraio del 1868. Si narra di un bianco camoscio dai corni d'oro, lo Zlatorog (<i>zlati rog</i> letteralmente significa, "<i>Corna d'oro</i>"), che all'alba dei tempi viveva in un giardino posto sulle alte balze del monte <b><a href="https://www.google.it/search?q=monte+Triglav&espv=2&biw=1280&bih=899&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=t0EdVd_4PMq6swHPioLwAg&ved=0CDwQsAQ" target="_blank" title="guarda le foto">Triglav</a></b>, nelle Alpi Giulie.<br />
<a name='more'></a>Il nome del monte deriverebbe dalla sua forma a tre punte (Triglav significa "tre teste") visibile dalla valle di Bohinj. Colá c’era un tempo un paradiso alpino, che si estendeva dalla valle dei laghetti (Jezerca) fino al roccioso altopiano chiamato Komna. Qui' vivevano le <b>Rojenice</b>, le <b>Dame Bianche</b>,<b> </b><i>fate</i> dal cuore generoso che aiutavano i poveri nei momenti difficili, assistevano le puerpere, facevano crescere sul deserto di pietra l’erba per le capre e spiegavano ai pastori i misteri delle piante medicinali. Queste creature non volevano essere ringraziate ma se qualcuno aveva l’ardire di avvicinarsi troppo a loro, veniva malamente cacciato a sassate, fra improvvisi nubifragi e temporali. Erano poi protette dalle loro capre bianche che pascolavano lungo i dossi che precipitavano nella valle dell’Isonzo. Queste placide bestie, appena qualcuno s’avvicinava diventavano feroci, staccavano macigni che facevano rotolare a valle con grande fragore. Il loro capobranco era appunto lo <b>Zlatorog</b>, una bestia magnifica, robusta, dal mantello candido e dalle corna d’oro. L'animale era protetto da un incantesimo delle Dame Bianche che lo rendeva invulnerabile, in forza del quale, se anche l'animale fosse stato ferito mortalmente, da ogni goccia del suo sangue caduta a terra sarebbe germogliata una pianta, la <b><a href="https://www.google.it/search?q=monte+Triglav&espv=2&biw=1280&bih=899&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=t0EdVd_4PMq6swHPioLwAg&ved=0CDwQsAQ#tbm=isch&q=potentilla+nitida&imgdii=_" target="_blank" title="guarda le foto">rosa del Tricorno</a></b>, che lo avrebbe guarito all’istante. Anche le sue corna d’oro avevano un magico potere: come se fossero una chiave, aprivano le porte della grotta che custodiva il tesoro del<b> monte Bogatin</b>, dove era sepolta un’incalcolabile ricchezza, vigilata da un drago con tante teste fiammeggianti; un tesoro che neanche 700 carri sarebbero bastati a portare via! L'avidità e l'ingratitudine umana però trasformarono quel paradiso alpino in un desolato paesaggio roccioso. Tutto ebbe inizio da una tragica storia d'amore consumatasi tra due giovani del luogo. Dove i fiumi Isonzo e Koritnica si fondono, sulla strada per Tarvisio, sorgeva tempo fa una locanda. La figlia del locandiere era una ragazza di rara bellezza ed aveva molti pretendenti, ma amava un cacciatore di <b>Trenta</b>, figlio di una vedova cieca. Questo giovane era conosciuto in lungo e in largo per essere il migliore cacciatore della zona, e si diceva che fosse sotto la protezione delle Dame Bianche, le quali sarebbero state presenti accanto alla sua culla al momento della nascita. Il giovane cacciatore conosceva tutti i percorsi delle montagne ed era solito omaggiare la bella figlia del locandiere con bellissimi fiori appena colti. Ma un giorno, sul finir dell'inverno, un gruppo di mercanti veneziani diretti a nord si fermo' nella locanda. Tra questi, un giovane ricco italiano notò la bella figlia del locandiere e le offrì sete preziose, oro e gioielli. La ragazza cedette alle offerte del ricco commerciante, tanto che, a un ballo organizzato dallo stesso, si rifiutò di ballare col fidanzato. Questi, affranto dalla rabbia e dal dolore, ascoltò i consigli di un losco individuo, il “<b>Cacciatore Verde</b>” (probabilmente una personificazione del Maligno), che gli suggerì di andare a uccidere lo Zlatorog per potersi impadronire delle ricchezze del Bogatin e riconquistare la sua donna. Fu così che quella stessa notte il giovane salì sull’impervia montagna. Il mattino seguente egli stanò il camoscio bianco, lo rincorse e riusci' a colpirlo con una pallottola; i due cacciatori seguirono l'animale ferito lungo uno stretto sentiero, che si concludeva in una roccia a strapiombo. Il Cacciatore Verde intimò al giovane di uccidere l'animale prima che questi potesse mangiare i fiori sorti dal suo sangue. Tra questi il cacciatore di Trenta scorse delle splendide stelle alpine, che egli era solito usare per medicare gli occhi della madre cieca. Il ricordo della povera madre stava per far desistere il giovane cacciatore dal suo intento, quando il crudele Cacciatore Verde cominciò a beffarsi di lui con parole di scherno, convincendo infine il giovane a continuare a seguire la traccia di sangue. Nel frattempo l'animale aveva avuto tutto il tempo di ingerire le magiche rose del Triglav (<b>Roža mogota</b>,il Fiore di tutti i poteri). Immediatamente lo Zlatorog riacquisto' la sua forza e, infuriato, si lanció contro i suoi persecutori: il giovane, abbagliato dal prodigioso luccichio delle corna dorate, perse l’equilibrio e precipitó nell’abisso smisurato; il suo corpo, con un mazzetto di rose del Triglav, fu restituito dal fiume Isonzo alla ragazza ormai pentita, la quale, disperata, sciolse le trecce e si gettò nella gelida corrente. Quando in estate i pastori tornarono nei pressi dell’alta valle, trovarono un desolato paesaggio roccioso. L'Auricorno, nel pieno della sua collera, aveva completamente distrutto e sepolto i prati, e oggi è ancora possibile vedere le tracce delle sue corna sulle rocce. Anche le Dame Bianche e le loro bellissime capre lasciarono per sempre quei luoghi, deluse dal comportamento ingrato degli uomini. Il favoloso tesoro della montagna venne nascosto dallo Zlatorog tra sommità poste altrove, lontano dalla cupidigia umana. A ricordo del favoloso camoscio rimangono tutt'oggi i fiori rossi della <b><a href="https://www.google.it/search?q=monte+Triglav&espv=2&biw=1280&bih=899&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=t0EdVd_4PMq6swHPioLwAg&ved=0CDwQsAQ#tbm=isch&q=potentilla+nitida&imgdii=_" rel="nofollow" target="_blank" title="guarda le foto">Potentilla Nitida</a></b> o Rosa del Triglav, che d'estate macchiano come sangue i monti circostanti.<br />
Questo mito simboleggia l’eterna lotta tra il bene ed il male; l’Auricorno é il messaggero della <b>Luce</b> (per il suo colore bianco) e del <b>Sole</b> (per le corna dorate); esso punisce l’uomo, che ha osato violare l’integritá della <b>Natura</b> e, con essa, la legge divina. Come questa, anche tutte le leggende fiorite attorno al Triglav sembrano voler insegnare a relazionarsi alla montagna con infinita pazienza e rispetto: solo con tali doti si potrà sperare di scoprirne le bellezze ed i misteri più reconditi.<br />
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<b style="color: #660000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Immagine:</span></b><br />
<span style="color: #660000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>"Die Zlatorog-Gams", olio su tela, 1923 Karl Huck (1876-1925). Museo alpino di Innsbruck.</b><br />
</span><span style="color: #660000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>Fonti: </b></span><br />
<span style="color: #660000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>1) J. Kelemina, Bajke in pripovedke Slovenskega ljudstva, (Humar 1997); </b></span><br />
<span style="color: #660000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>2) "La Leggenda di Zlatorog" (dal blog del <a href="http://pascolinigiovanni.blogspot.it/2009/03/la-leggenda-di-zlatorog.html" target="_blank">prof Pascolini Giovanni</a>); </b></span><br />
<span style="color: #660000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b>3) "<a href="http://www.editfiume.com/archivio/lavoce/2006/060428/speciale.htm" target="_blank">Il camoscio dalle corna d’oro</a>" di Mario Schiavato.</b></span><br />
<span style="color: #660000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><b><br />
</b></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-43119358689124907442013-09-05T13:39:00.000+02:002013-09-06T18:49:16.144+02:00La Moglie Di Paddy Corcoran<a href="https://lh5.googleusercontent.com/-3GM47HZZLgs/Uihq36KbzAI/AAAAAAAAC6M/Qv8R2x3LqMo/w400-h447-no/Tom+Thumb+-+Woman+and+a+Fairy.jpg" rel="nofollow"><img alt="woman_and_a_fairy" border="0" src="https://lh5.googleusercontent.com/-3GM47HZZLgs/Uihq36KbzAI/AAAAAAAAC6M/Qv8R2x3LqMo/w400-h447-no/Tom+Thumb+-+Woman+and+a+Fairy.jpg" style="float: left; height: 130px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 100px;" /></a>Per diversi anni la moglie di Paddy Corcoran soffri' di un genere di disturbo che nessuno riusciva del tutto a comprendere. Era ammalata e non era ammalata; stava bene e non stava bene; desiderava quello che desiderano le dame che amano il loro signore e non desiderava cio' che queste dame desiderano. Insomma nessuno sapeva dire cosa avesse. C'era qualcosa che le rodeva il cuore e che rendeva la vita difficile a suo marito; perchè, Dio ci salvi, se fosse stata fame quella cosa che la rodeva, non si sarebbe mai riusciti a saziarla neppure in un giorno d'estate. La povera donna era delicata oltre ogni dire, e non aveva assolutamente appetito, non ne aveva affatto, salvo essere un po' attirata da una cotoletta di montone, o da una bistecca, o comunque da un boccone di carne.<br />
<a name='more'></a>Certo che - Dio l'aiuti! - soprattutto con la poca salute che aveva, la patata asciutta accompagnata da un goccio di siero cagliato non l'attirava affatto; e bisogna ben dire che per essere una donna in quelle condizioni - era tanto malata infatti che per il povero Paddy era sempre in quelle condizioni - non vi faceva caso, ma sia fatta la volontà di Dio! Una patata con un grano di sale le era gradita - sia lodato il Suo nome! - quanto il miglior pezzo d'arrosto o di bollito mai cucinati; e perchè no? Una cosa la consolava: non sarebbe stata a lungo con lui, a tormentarlo ancora; importava poco cosa aveva; tanto lo sapeva bene lei che con quella cosa che le rodeva il cuore non si sarebbe mai rimessa senza un boccone di carne ogni tanto; e, certo, se il suo stesso marito glielo lesinava, da chi avrebbe avuto più giusto motivo di aspettarselo? Dunque, come dicevamo, fu costretta a letto come un'invalida per un bel po' di tempo, provando dottori e ciarlatani di ogni genere, sesso e misura; e tutto senza il più piccolo giovamento, tanto che, alla lunga, il povero Paddy non ce la faceva proprio più a forza di cercare di non farle mancare quel boccone di carne. Stava quasi per terminare il settimo anno, quando, un giorno di raccolto, mentre giaceva nel letto in cucina, a lato del focolare, e si lamentava del suo triste stato, entra una donnina minuscola con un lungo mantello rosso, che si siede vicino al fuoco e dice:- Beh, Kitty Corcoran, ne hai avuto per un bel po', li' distesa sulla schiena da sette anni; e in quanto a guarire, sei sempre allo stesso punto.- Eh, si', buona donna, - disse l'altra, - a dire il vero era quello che stavo pensando proprio in questo momento ed è un pensiero ben triste per me.- E' colpa tua, piccola, - dice la donnina, - e in realtà, se vuoi saperlo, se ti sei ritrovata a letto è solo per colpa tua.- E come può essere? - chiese Kitty. - Non starei certo qui se potessi farci qualcosa. Credete che sia comodo o che mi faccia piacere essere malata e imprigionata nel letto?- No, - disse l'altra, - non lo credo davvero; ma ti dirò la verità: negli ultimi sette anni hai continuato a darci fastidio. Sono del popolo dei folletti e, siccome ho una simpatia per te, sono venuta perchè tu sappia come mai sei malata da tanto tempo. Per tutta la durata della malattia, se ti prendi il disturbo di ricordartelo, i tuoi bambini hanno buttato fuori la tua acqua sporca dopo il tramonto e prima del levar del sole, proprio nell'ora in cui passiamo davanti alla tua porta - ci passiamo davanti due volte al giorno. Se farai attenzione a non farlo, se la getterai in un posto diverso e a un'ora diversa, il male che hai sparirà: e sparirà anche quello che ti rode il cuore; e tornerai sana come non lo sei mai stata. Se non seguirai questo consiglio, beh, allora resta come sei, e tutta la scienza umana non ti potrà curare -. Poi la salutò e scomparve. Kitty, che era contenta di venir curata in una maniera cosi' semplice, esegui' immediatamente gli ordini della donnina fatata; e il risultato fu che il giorno successivo si ritrovò in buona salute come non lo era mai stata in tutta la sua vita.<br />
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<center><span style="color: #003300; font-size: medium;">(Tratto da "Fiabe Irlandesi" di William Butler Yeats).</span></center><div style="text-align: right;"><a href="http://elf76.altervista.org/PDF/LAMOGLIEDIPADDYCORCORAN__2_.pdf" title="apri documento pdf" target="_blank"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2dFrFBfndc4jJdqFweEbUIk7uBTmoI4nyjjGIegUeOBUTU-j161Ln-NkHWaC_CwaRLrsMdASTQSthn_oYOYcYQ7SiGisURtuYno_Ajo1Gwc0LvrteLaawcipLYUPZpWvBTX8k2HOaZ8E/s200/karta-pdf-icon.png" alt="apri documento pdf" /></a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-9142285042608414452012-12-07T22:56:00.003+01:002013-03-22T15:18:24.319+01:00Gli Jólasveinar islandesi<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidypTJ_hC7cULlKDrPWaQ1xq7GQMNSlokEPPw27aJv5d7lMDa_d_KkXWsZ0LB9k6Sea3jYuRW9y_m30alPqfBZkgFn7xpn4-y-ftI045YAtTvbibcFkaDr1XFs0JUJlysBBn_T0Pdqu9E/s227/38815.jpg" target="_blank"><img alt="jólasveinar_YuleLads" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoGAoopPMsG5obhcrdnh-XptJm-2nCenAnTBGuZjPpFi_UtwD_Q3ksELd8-JlJvXCXAhHtMx43_cxpKrSWMptr3yYIBRX15-FydUsE-PmeuKsl-YKjIG0CSCOIenhS-3YIO-G3GhKiSrQ/s108/38815_min.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 108px;" /></a>Gli <span style="color: #274e13;">Jólasveinar</span> o <em>Yule Lads</em> (“<em>I ragazzi/gli amici del Natale</em>”; sing. <em>jólasveinn</em>, composto di<em> jól</em> = “<em>Natale</em>” e <em>veinn</em> = “<em>amico</em>”, “<em>ragazzo</em>”) sono dei personaggi fantastici del folklore natalizio islandese. Si tratta di 13 fratelli (secondo altre versioni, 9), figli di <em>Grýla</em> e<em> Leppalúði</em>, due <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2010/10/i-trolls.html" target="_blank">troll</a> giganti che vivevano sui monti vicini al<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/M%C3%BDvatn" target="_blank"> lago Mývatn</a>, nei pressi di Ludentsborgi, e che avevano la triste fama di mangiare i bambini che si comportavano male durante l'anno. A differenza dei loro sanguinari genitori, gli <span style="color: #274e13;">Jólasveinar</span> avevano abitudini più tranquille, passando il loro tempo principalmente a organizzare scherzi a scapito degli abitanti del villaggio e rubando il loro cibo, ogni volta che potevano.<a name='more'></a> In effetti, molti dei loro nomi sono derivati proprio dai tipi di "giochini" che erano soliti praticare. Nel folklore islandese gli <span style="color: #274e13;">Jólasveinar</span> sono raffigurati come dei<em><strong> </strong>folletti</em> o piccoli <em>orchi</em> vestiti con abiti da contadini, che, a partire dal 12 dicembre (vigilia di Santa Lucia) e fino al 24 dicembre, scendono uno alla volta (il primo è <em>Stekkjastaur</em>, l’ultimo è <em>Kertasníkir</em>) dalle montagne in paese, per combinare scherzi alla popolazione e per poi ripartire – sempre ad uno ad uno –, tra il 25 dicembre (Natale) e il 6 gennaio (Epifania). In passato queste creature erano utilizzate dai genitori per spaventare i loro bambini, quando si comportavano male. Poi le autorità islandesi, nel 1746, pubblicarono un decreto in cui si vietava ai genitori di spaventare i loro bambini con mostri e demoni vari. Che fosse a causa di questo decreto o di altro, gli <span style="color: #274e13;">Yule Lads</span> divennero sempre più benigni. Nel corso del tempo hanno cosi' cessato di essere una minaccia per la vita dei bambini, anche se hanno continuato ad avere la fama di ladri birbantelli. Nel 20° secolo, gli <span style="color: #274e13;">Jólasveinar</span> furono fortemente influenzati dai loro colleghi stranieri, sia in termini di comportamento che di aspetto, iniziando ad indossare abiti rossi in occasioni speciali, similmente a Babbo Natale e agli gnomi di Natale danesi. Essi hanno inoltre sviluppato una gentilezza senza precedenti nei confronti dei bambini, al punto che hanno cominciato a depositare doni nelle loro scarpe. Per questo motivo i bambini islandesi mettono accanto alla finestra una delle loro calzature più capienti, prima di coricarsi, e il mattino successivo chi si è comportato bene troverà un piccolo dono lasciato dallo <span style="color: #274e13;">Yule Lad</span> che quella notte è sceso dalla montagna. Se invece i bimbi sono stati cattivi, troveranno una patata cruda raggrinzita. Questo spiega il perchè la forma singolare "<em>jólasveinn</em>" sia passata a significare in islandese anche “<em>Babbo Natale</em>”/ “<em>Santa Claus</em>”. Nei racconti popolari comparivano invero decine di nomi diversi per gli <span style="color: #274e13;">Jólasveinar</span> e versioni contrastanti sul loro numero. Poi una poesia popolare sugli <span style="color: #274e13;">Yule Lads</span> del compianto<strong> </strong><em>Jóhannes Kötlum Ur</em>, contenuta nel libro "<em>Koma Jolin</em>" (<em>Natale si avvicina</em>) del 1932, contribui' a consolidare nome e numero di queste creature. I nomi dei 13 <span style="color: #274e13;">Jólasveinar</span> che conosciamo oggi derivano appunto da quella poesia. A questi simpatici folletti natalizi è anche dedicata una canzone della bravissima cantante islandese <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Bj%C3%B6rk" rel="nofollow" target="_blank">Björk</a> (<a href="http://tavernaelfica.forum-express.net/t2249-jolasveinar-bjork#videobjork" target="_blank">guarda il video</a>). Nel prossimo post ci soffermeremo sui loro nomi e sulle loro bizzarre caratteristiche.<br />
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[ <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2012/12/nomi-e-comportamenti-degli-jolasveinar.html" title="nomi e caratteristiche degli jólasveinar"><em>continua ››</em></a> ]</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-76645276934824915492012-12-07T22:54:00.002+01:002013-03-22T16:49:07.865+01:00Nomi e comportamenti degli Jólasveinar<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwhHnyPEkcZgqKTjeBzj9zlJWcv0CKlMcsPMG_T4OIVHqGkyuMOmX-mxhMBPbQvx1N2OxxuOiDjK51mQthmkvxwOHOSqoUv2N_CMjLks2vcQgEJKyvA33cZiCqYqiUG4d-3-qkyllpkRs/s400/untitled.png" target="_blank"><img alt="jólasveinar_YuleLads" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwhHnyPEkcZgqKTjeBzj9zlJWcv0CKlMcsPMG_T4OIVHqGkyuMOmX-mxhMBPbQvx1N2OxxuOiDjK51mQthmkvxwOHOSqoUv2N_CMjLks2vcQgEJKyvA33cZiCqYqiUG4d-3-qkyllpkRs/s400/untitled.png" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 108px;" /></a>Gli Islandesi amano dire che da loro ci sono ben 13 Babbo Natale perché la loro tradizione di doni a Natale è basata su 13 folletti, chiamati <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2012/12/gli-jolasveinar-islandesi_7.html" target="_blank">Jólasveinar</a>. Si tratta di 13 creature (ma il numero non è sempre stato questo) simili a dei folletti o a dei piccoli orchi e vestiti con abiti da contadini, che, a partire dal 12 dicembre (vigilia di Santa Lucia) e fino al 24 dicembre, scendono uno alla volta (il primo è Stekkjastaur, l’ultimo è Kertasníkir) dalle montagne in paese, per combinare scherzi alla popolazione e per poi ripartire – sempre ad uno ad uno –, tra il 25 dicembre (Natale) e il 6 gennaio (Epifania). Ciascuno di questi folletti ha un suo nome, legato di solito al tipo di attività o di cibo che predilige. Analizziamo dunque nomi e caratteristiche degli Jólasveinar.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6QYt8fAysMuFHmVQZ1isdBkk2ucblT9iPKsYLpV2-b74tJUS7HlpSmKdNUyUa6mQqOLvsyCNJ2q3FFX9OqEW9dDaSiu1JZ9R7ASEbrMy_2q8OVqZe2l-BU2prWEVg3LGstvduta7HC1g/s400/227_stekkjastaur_stor.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="stekkjastaur-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXUdqI3_hFOZh5fWzevImjK1H21pY83hDH_Ekijhsd9jyjQ8r5cqLLRr6kvpmmvNUoSkXCIxO0sI8Wig4thitm-WpU8IKGrEpIQTMgN-rGWyuj8pGS6GM84_88j9iMp7eourkZZpcrxsE/s84/227_stekkjastaur_stor_min.jpg" style="float: left; height: 82px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 84px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Stekkjastaur</u></span> (= "<em>Palo di recinto</em>"). <span style="color: black;">Data di arrivo:</span> 12 Dicembre.<span style="color: #660000;"> </span><span style="color: black;">Data di partenza:</span> 25 dicembre. <span style="color: black;">Caratteristiche:</span> si infila nelle stalle e si attacca alle mammelle delle pecore, nell’ostinata impresa di rubare il loro latte.<br />
<br />
<hr size="1" /><a href="http://lh5.googleusercontent.com/-5Z3yNyRw1Ps/UMH15gJVjPI/AAAAAAAACA8/zsSgcHwTzgY/s391/giljagaur.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="giljagaur-clicca per ingrandire" border="0" src="http://lh3.googleusercontent.com/-F6hmasaFuPc/UMJgfMd8UrI/AAAAAAAACDA/JKW0vUQmNyA/s104/giljagaur_min.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 102px;" /></a> <span style="color: #274e13;"><u>Giljagaur</u></span> (= "<em>demonio del canale d’irrigazione</em>"). <span style="color: black;">Data di arrivo:</span> 13 Dicembre. <span style="color: black;">Data di partenza:</span> 26 dicembre.<span style="color: #660000;"> </span><span style="color: black;">Caratteristiche:</span> si nasconde nei canali d’irrigazione e risale fino alle stalle, dove ne approfitta per mangiucchiare indisturbato la schiuma di latte.<br />
<hr size="1" /><a href="http://lh5.googleusercontent.com/-RIcHy7rsqvg/UMH12-GMVMI/AAAAAAAACAU/1wQaFZ4hdx0/s466/229_stufur_stor.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Stúfur-clicca per ingrandire" border="0" src="http://lh6.googleusercontent.com/-9CK37Na0kKE/UMJgcSIe2QI/AAAAAAAACCY/QdH0SXKfzmA/s82/229_stufur_stor_min.jpg" style="float: left; height: 82px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 74px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Stúfur</u></span> (= “<em>Tozzo</em>”, “<em>Omiciattolo</em>”). <span style="color: black;"> Data di arrivo:</span> 14 Dicembre.<span style="color: #660000;"> </span><span style="color: black;">Data di partenza:</span> 27 dicembre. <span style="color: black;">Caratteristiche:</span> questo Yule Lad ama rubare le pentole.<br />
<hr size="1" /><a href="http://lh3.googleusercontent.com/-VzGIELDhRNs/UMH16uET0eI/AAAAAAAACBg/R9adCN5sRes/s260/%25C3%259Ev%25C3%25B6rusleikir.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Þvörusleikir-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9ZFgGBlOGeSgBWFD1tKZWd-Fjs8QVGiesaCybaB9Bq3YED0FvQM3km2BWOr3kreA0x3XzUW6iY89vCSZ-59ePzYW7gCUDhITH7IN_eZxPAqfA5Q2QZbeQdXyjOYpfj_dsdeoptU2evMg/s82/%25C3%259Ev%25C3%25B6rusleikir_min.jpg" style="float: left; height: 82px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 82px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Þvörusleikir</u></span> = (“<em>Colui che lecca il cucchiaio</em>”). <span style="color: black;"> Data di arrivo:</span> 15 Dicembre. <span style="color: black;">Data di partenza:</span> 28 dicembre. <span style="color: black;">Caratteristiche:</span> ruba il <em>Þvörur</em> (un tipo di cucchiaio in legno), per leccarlo.<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_ccCuml52ThByAzCemQrAJXQgo27mPGV7vBoD0yKVyT_Nxo7p-4W1Sc0G5mHc9xOPcp4RfKOpS0aVhXRQfbPAqD5PZbh8jZfz5yoAFp6afz0BqBij69YcB-IJcsAqtoQcOeQGUM7oS-Y/s320/231_pottaskefill_stor.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Pottaskefill-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif9nOnMfWSw0iANfRwEvnufH332fxksN-Cv-8ZQ0hzMk3VEDrNOm2Bxh9NLsqTHqMoFfiL0b3JK7oFLGAqd6sK5E4oSUtemxX2JiuVtYwDuAiwFTVVZxvfjmzL-QZRZyAduZ2BWyyLmic/s82/231_pottaskefill_stor_min.jpg" style="float: left; height: 82px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 79px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Pottaskefill</u></span> (= “<em>Gratta-pentole</em>”).<span style="color: black;"> Data di arrivo:</span> 16 Dicembre.<span style="color: #990000;"> </span><span style="color: black;">Data di partenza:</span> 29 dicembre. <span style="color: black;">Caratteristiche:</span> si mette a raschiare i fondi delle pentole che non sono ancora state lavate.<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcEir7vi42D3ZzR3JqynyVUQhpsU8LaZxk8N-QhdTCaELzsNTANR75yAl479qs2JteuBctt9DUBkDqWOV91Iv8ouLmDvSWrV_nlb8Wzd49doU1PsI_7kGb0lE6o7D2QjvwYcJ9jTe_k04/s411/232_askasleikir_stor.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Askasleikir-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiM7KAIv5C4BEsGfjoBsBOs_9nHislwgcMnL2-5ZFzNNu2ICtCOctbWkKRDSGfajIZX2xdgJgu2wapK_T1lTYpPjx3xxkxjwxGqGM_m-JmiV8H34uQY4-W1WZiYXpabxUIBO4P94auok6Q/s104/232_askasleikir_stor_min.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 103px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Askasleikir</u></span> (= “<em>Colui che lecca le scodelle</em>”).<u> </u><span style="color: black;">Data di arrivo:</span> 17 Dicembre. <span style="color: black;">Data di partenza:</span> 30 dicembre. <span style="color: black;">Caratteristiche:</span> si nasconde sotto il letto, aspettando che arrivi qualcuno, per gettare a terra e rubare l’<em>askur</em>, un tipo di scodella.<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0G8T9aqkNE152ynXadEOpPZGUaSX5wtPw5DKqKOCwfL6QBM8xhGYkrCM-Yuodyj8dq_2ziEvQHxrYoYBEqKRFsBjCxVawjrqRy8WEpgvBlQoSlxnsqyBC7Z35q1eZWzwy0dHy8xjx69Q/s287/233_hurdaskellir_stor_260_287.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Hurðaskellir-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHLOHYCNyCNY9yr2TxfY4uRr_T3jVXagve3Til_REDKvD3t1wsFmdwshmROMzFImFjipR0hbFPMYALzWBYd79TJ2Qga7sxZpV8VZr6AJwftpjxiskpAl0h09oJAdO9G2ZNFq0HUvGhQ30/s82/233_hurdaskellir_stor_260_287_min.jpg" style="float: left; height: 82px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 74px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Hurðaskellir</u></span> (= “<em>Colui che sbatte le porte</em>”). <span style="color: black;">Data di arrivo:</span> 18 Dicembre.<span style="color: #660000;"> </span><span style="color: black;">Data di partenza:</span> 31 dicembre.<u> </u><span style="color: black;">Caratteristiche:</span> questo <em>jólasveinn</em> ama sbattere le porte (specie di notte) e gridare, per spaventare la gente!<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-5I5ZKUaZ1m-sa6dlQb6Un_qXdvkOW4yv71F9fyj-n1IVCULgC55fD-jcNYm3KD8cRrmT55ueVdbSEPZ_rKn1Nz2iUIpaLAfEZPgBbDsWOQ1g8zFdPJ6b_AgDm6zyYdQET6EwseIHqVQ/s315/skyrgamur_web.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Skyrgámur-clicca per ingrandire" border="0" src="http://lh4.googleusercontent.com/-uNL590cf01Y/UMJgfxli7FI/AAAAAAAACDM/UkOexsndzo4/s82/skyrgamur_web_min.jpg" style="float: left; height: 82px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 78px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Skyrgámur</u></span> (= “<em>Goloso di formaggi</em>”). <span style="color: black;">Data di arrivo:</span> 19 Dicembre.<u> </u><span style="color: black;">Data di partenza:</span> 1° Gennaio. <span style="color: black;">Caratteristiche:</span> va in cerca dello <a blank="blank" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Skyr" target="target">skyr</a>, un latticino islandese simile allo yoghurt.<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOREsLcyAvi9GxfXT5EDFNxR9SECM565uXzySiePWyz3hwSRlesnJH23a9PgPplSSbdJfFqWmHBF0dqlmQQGT5K_jSTfiotS43ZSiuTtql_dEh4QlwWVqlso5ThaAj_BRAZGZqTSy08_k/s423/235_bjugnakraekir_stor.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Bjúgnakrækir-clicca per ingrandire" border="0" src="http://lh5.googleusercontent.com/-bYoES7RpD08/UMJgdzqPU7I/AAAAAAAACCo/NmDzQKknR-8/s93/235_bjugnakraekir_stor_min.jpg" style="float: left; height: 82px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 93px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Bjúgnakrækir</u></span> (= “<em>Colui che ruba le salsicce</em>”). <span style="color: black;">Data di arrivo:</span> 20 Dicembre.<u> </u><span style="color: black;">Data di partenza:</span> 2 Gennaio.<span style="color: black;"> Caratteristiche: </span>si nasconde nelle travi dei tetti, per rubare le salsicce.<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIcNj0PBZyseXuNpy4Ks3rygjANncpBcAXGxulNN9QP5-rMM45-nl5SAGgmaXIofpgPnsCuQulz5Zo_PIrCmvnHQjvYPMxxp-HFlLRL07cnXdj11wpCLZjpnCXP82M5WKuTFyYvQyBZaE/s287/glugga_389954.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Gluggagægir-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDo_pF_Hx7Id29Plu_J-Ly2BFJ6BYFMudAg4GZj7LRLGW7CjCsl5vFoQxpmrYt2jSyUdX02oIm3ftt0LScs6uSZLlGj5MQOxDs5OpS5Oq-ywN5C1i1QjhwTe9fnFKdymddMUlKygRUrNw/s82/glugga_389954_min.jpg" style="float: left; height: 82px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 74px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Gluggagægir</u></span> (= “<em>Colui che spia dalle finestre</em>”).<u> </u><span style="color: black;">Data di arrivo: </span>21 Dicembre.<span style="color: black;"><u> </u>Data di partenza: </span>3 Gennaio. <span style="color: black;">Caratteristiche: </span>spia dalle finestre, in cerca di qualcosa da rubare.<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3hCWJ515t9cRoxt_2s8jsHaPTHFBYUebKB8OyvTi4GpS-WJVBAe0QqKIy1rrArxtwqD5h1r_81XEeyBb482laYZcXH2EjBnpJUOfdJDjAO4y_Mp_vtybVbiR4GNdB3BHBduEG91qUmq8/s260/gc3a1ttac3beefur.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Gáttaþefur-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF3iI8Jd9-g-Ll23y8afoAQ1gPCLnWWU521cqyj1d-8F_vfmwIIB4ZefKLN-QbjUFh-rbAmhRRFtlUj1FMJYKmvtytN5K79HiLZsrEzv5tfrN9MP3-sfK4u_NRuQ5jlA6UpNl6d2GeOHU/s83/gc3a1ttac3beefur_min.jpg" style="float: left; height: 83px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 83px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u> Gáttaþefur</u></span> (= “<em>Colui che annusa le fessure delle porte</em>”).<u> </u><span style="color: black;">Data di arrivo: </span>22 Dicembre.<u> </u><span style="color: black;">Data di partenza: </span>4 Gennaio.<u> </u><span style="color: black;">Caratteristiche:</span> ha un grosso naso e un gran senso dell’olfatto, che usa per individuare il <a blank="blank" href="https://www.google.it/search?q=%C3%9Ev%C3%B6rur&hl=it&tbo=d&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=nvnBUOzbI86SswaNp4G4BA&ved=0CAQQ_AUoAA&biw=1024&bih=651#hl=it&tbo=d&tbm=isch&sa=1&q=Laufabrau%C3%B0&oq=Laufabrau%C3%B0&gs_l=img.12..0i19.5884.5884.0.6842.1.1.0.0.0.0.156.156.0j1.1.0...0.0...1c.1.ZkHMwDpaF3w&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.r_cp.r_qf.&fp=af133523d252ce4a&bpcl=39650382&biw=1024&bih=651" target="target">laufabrauð</a>, un tradizionale dolciume islandese, tipico del periodo natalizio.<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOW7hhydWHHLO46_HXSq4jqg-XKZWkGfcy6hPYCFJ9nhdAt_Flx_KMaA-tNhSq99mDbcHTmBB-_y5GE9sUjVPjxICV4O3w5m8q4kxkTGKAphEPGIVBe-y1Iimyk4GrTVOECT5t3DawguE/s366/ketkrc3b3kur.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Ketkrókur-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCjTyZzDAReKCA6QsmZqo2FXX-25XncRrtU2nqmY1A1eeEPyvbKixgA80AE38QY43M-_Y4krdKTptRsnM2j_J5ViNnQv5j4g7Do7-s91RUEXWYiZWu9iuNFZ68RAYiAlpgGcFnSCM2f6s/s76/ketkrc3b3kur_min.jpg" style="float: left; height: 76px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 54px;" /></a><span style="color: #274e13;"><u>Ketkrókur</u></span> (= “<em>Uncina-carne</em>”). <span style="color: black;">Data di arrivo: </span>23 Dicembre. <span style="color: black;">Data di partenza:</span> 5 Gennaio. <span style="color: black;">Caratteristiche: </span>questo <em>jólasveinn</em> usa un uncino per rubare la carne.<br />
<hr size="1" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdVDBN39XMiK_OXAGWFxxKSMFgb5ibXTtEVYscRN7plNGXOJyeLA58fd9v2Z5ANf1KSeM08KzFCVvhfdaloM9KXVMf9x4kuf4sDoBa-DU7jI-5Li4JSP4u0Y1tFPNhKQC7U0xe4KwRnVg/s425/239_kertasnikir_stor.jpg" target="_blank" title="clicca per ingrandire"><img alt="Kertasníkir-clicca per ingrandire" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOcqeIyoSgMcJTLvZBxXL0F3_ANDjcibiXO-XbM-zVNjkHhg3ov8n8rslkTNCD_oM1U07DURt9eUwx3VZIiJzoTtRIoSdt6aMXJQJLeY5g9X0QdSqgUIZvMt4e_7yof0pUzw6wtWaQp1c/s96/239_kertasnikir_stor_min.jpg" style="float: left; height: 83px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 96px;" /></a><u><span style="color: #274e13;">Kertasníkir</span> </u>(“<em>Colui che porta le candele</em>”). <span style="color: black;">Data di arrivo: </span>24 Dicembre. <span style="color: black;">Data di partenza:</span> 6 Gennaio. <span style="color: black;">Caratteristiche:</span> segue i bambini, per rubar loro le candele.<br />
<hr size="1" /></br>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-77724802070751919712012-06-13T14:38:00.006+02:002013-09-05T13:45:27.342+02:00La Leggenda di Aretusa<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-DDASVONm338_IoBqz-QMqdo9IX7lMhCmWHxaIeZ__2aaj2FRhcmBPycgrlgljVcaRxgagcvdds_sNUw5zMAMBvdKK8Imk1ESRvi7wVlWZ97o40o9zFYtgAKc7QxTpIU74EI3Duu9RAg/s500/aretusa-e-alfeo.jpg" target="_blank"><img alt="Alfeo_e_Aretusa" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-DDASVONm338_IoBqz-QMqdo9IX7lMhCmWHxaIeZ__2aaj2FRhcmBPycgrlgljVcaRxgagcvdds_sNUw5zMAMBvdKK8Imk1ESRvi7wVlWZ97o40o9zFYtgAKc7QxTpIU74EI3Duu9RAg/s500/aretusa-e-alfeo.jpg" style="float: left; height: 78px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 104px;" /></a>"Sicanio praetenta sinu iacet insula contra Plemyrium undosum; nomen dixere priores Ortygiam. Alpheum fama est huc Elidis amnem occultas egisse vias subter mare, qui nunc ore, Arethusa, tuo Siculis confunditur undis" (trad. "Di fronte al golfo Sicanio giace, stesa davanti, un’isola contro l’ondoso Plemurio; gli antichi diedero il nome di Ortigia. E’ fama che Alfeo, fiume dell’Elide, avesse qui rese occulte le vie sotto il mare, egli ora, Aretusa, sulla tua bocca si unisce alle onde sicule") - (<em>Eneide,Libro 3, vv. 692-718, Virgilio</em>). La sorgente <strong>Aretusa</strong> (<a href="https://www.google.it/search?q=fonte+aretusa+immagini&hl=it&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=h4zYT86RBaj54QScup2fAw&ved=0CFoQsAQ&biw=1024&bih=651" target="_blank">foto</a>) sgorga a qualche metro dal mare, nell’<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Ortigia" target="_blank">isola di Ortigia</a> a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Siracusa" target="_blank">Siracusa</a>. Essa forma un piccolo laghetto semicircolare pieno di pesci, dove il verde trionfa e cresce rigogliosa la pianta del papiro. Una numerosa colonia di anatre ha ormai da tempo stabilito la sua dimora in queste limpide acque, tanto che per tradizione locale viene chiamata anche “a funtana re papiri" (la fontana delle papere). E’ famoso a Siracusa il passeggiare, specie al tramonto, lungo la Fonte Aretusa e vedere il sole scendere all’orizzonte dietro i <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Monti_Iblei" target="_blank">Monti Iblei</a>.<a name='more'></a> Per i Siracusani storicamente è il luogo per eccellenza dove ritrovarsi e dove gli adolescenti vivono magicamente i primi amori. E' in questo scenario da sogno che il mito della ninfa Aretusa continua a perpetuarsi, palpitare e diventare immortale....<br />
<strong>Leggenda</strong>: Aretusa, figlia di Nereo e di Doride, era una delle ninfe al seguito di Diana (dea della caccia), ed insieme ad esse trascorreva le sue giornate nei boschi che crescevano rigogliosi sotto il Monte Olimpo, in Grecia, inseguendo caprioli e daini. Aretusa era ritenuta una ninfa bella, sebbene non avesse mai aspirato ad avere tale fama, anzi arrossiva delle sue doti fisiche, e, se piaceva, se ne faceva quasi una colpa. Durante una battuta di caccia si allontanò troppo dal gruppo ed arrivò sola davanti alle sponde del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Alfeo_(fiume_del_Peloponneso)" target="_blank">fiume Alfeo</a>, le cui acque erano pure, dolcissime e limpide tant’è che si poteva scorgere la ghiaia sul fondo. Era una giornata afosa e la ninfa aveva voglia di fare un bagno. Cosi' si tolse le candide vesti, le poggiò sopra un tronco d’albero di salice e s’immerse, iniziando ad entrare in acqua con portamento sinuoso ed aggraziato. Ebbe subito però la sensazione che l’acqua attorno a lei cominciasse a fremere e a formare dei vortici quasi danzanti... sembrava come se quell’acqua la volesse accarezzare ed avvolgere a se. La pudica vergine, turbata da queste sensazioni, cercò di uscire affrettatamente dalle acque, ma fu proprio in quel momento che il fiume Alfeo si tramutò in un bel giovane biondo e, sollevando la testa fuori dell’acqua, si mostrò alla ninfa Aretusa, con gli occhi di un innamorato. La ninfa però presa dalla paura riuscì a svincolarsi e a raggiungere con grande sforzo la riva, dove fuggì nuda e gocciolante. Alfeo con un balzo felino uscì anch’egli dal suo fiume e la inseguì. Dopo tanto correre, Aretusa cominciava a sentire che le forze le venivano meno e che Alfeo stava per raggiungerla. Cosi', per paura di essere presa e profanata, chiese protezione a Diana, invocando di essere trasformata in sorgente, in un luogo possibilmente molto lontano dalla Grecia. Diana, impietosita dalla sua accorata preghiera, prima la avvolse in una nebbia misteriosa e la celò alla vista di Alfeo, poi la tramutò in una sorgente e la portò in Sicilia, a Siracusa, presso l’isola di Ortigia (isola sacra a Diana). Alfeo in mezzo a quella foschia perse così di vista la sua bella ninfa, ma non desistette dal cercarla e restò sul posto. Quando la nebbia si diradò, non trovò più nulla; vide solo come in uno specchio una fonte d’acqua zampillante ed immersa in un giardino meraviglioso. Alfeo capì il prodigio e pregò disperatamente Zeus di cambiare il corso del fiume di cui era padrone. Zeus impietosito da Alfeo gli permise di deviare il suo corso passando sotto le acque del mar Ionio per sfociare appunto nei pressi di Siracusa, nell'isola di Ortigia, dove avrebbe incontrato di nuovo l'amata Aretusa. Ancora oggi sul lungomare Alfeo ad Ortigia, nei pressi della celebre fonte, sgorga una sorgente detta "l'Occhio della Zillica", che la fantasia popolare ha spesso identificato nell'innamorato Alfeo. Da allora, narrano i poeti greci, quando nella città greca di Olimpia si sacrificavano degli animali lungo il fiume Alfeo, la Fonte Aretusa si tingeva di rosso.<br />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-30812171416169264622012-04-06T16:14:00.010+02:002013-03-22T15:21:05.747+01:00Easter Bunny - Il Coniglio Pasquale<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT7UzpDNKYLyBuJw6esX7fLVqKOXfLAZ5X-7TlZ12DsJoGIZ1bSTEnyKbftoaEdQ2ScDO0Fu3-Cj-27f7fgwJPdLpvrZSYyM2B6qFeiROaHyqBAwWBwNlgvYwBcgn-2NHiMDKrwrWdVeo/s104/treasures2-rimp.jpg" target="_blank"><img alt="easter bunny" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT7UzpDNKYLyBuJw6esX7fLVqKOXfLAZ5X-7TlZ12DsJoGIZ1bSTEnyKbftoaEdQ2ScDO0Fu3-Cj-27f7fgwJPdLpvrZSYyM2B6qFeiROaHyqBAwWBwNlgvYwBcgn-2NHiMDKrwrWdVeo/s104/treasures2-rimp.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 82px;" /></a>Oggi parleremo di una leggenda riguardante....Un Elfo! - direte voi...E invece no. La leggenda che voglio esporvi riguarda infatti un coniglio...il celebre "Easter Bunny"! L'origine di questo simbolo pasquale è da ricercarsi nei riti pre-cristiani sulla fertilità che vedevano nel coniglio e nella lepre, in quanto animali molto fertili, i simboli del rinnovamento della vita, che coincideva con l’inizio della stagione primaverile. Nei paesi anglosassoni l’antica divinità pagana generalmente collegata a vari aspetti del rinnovarsi della vita, quali la primavera e la fertilità, era Eostre. Dal nome della dea si fa risalire anche il termine usato per definire l'equinozio di Primavera, chiamato dai popoli celti prima "Eostur-Monath" e successivamente "Ostara", e il termine "Oster", cioè pasqua in tedesco, come anche l'anglosassone "Easter", che indica sia la pasqua che la primavera.<a name='more'></a> Questa dea era sempre accompagnata da una lepre (anch'esso simbolo di fertilità). La lepre di Eostre, che deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, è diventata l'odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova. La storia della deposizione delle uova da parte di questo animale è comunque stata aggiunta dopo, probabilmente per rafforzare il significato di fertilità attribuito alla dea. La leggenda narra che una volta la dea Eostre si sentì molto male e ciò fece tardare l'arrivo della primavera (è probabile che la stagione della primavera sia effettivamente arrivata in ritardo nell'anno in cui questa leggenda è nata). Un giorno la dea, passeggiando nel bosco, si imbattè in un uccello al quale si erano congelate le ali per il freddo e impossibilitato quindi a spiccare il volo. Compassionevole nei confronti della piccola creatura, la dea decise di trasformarlo in una lepre (che chiamò "Lepus"), in modo tale che potesse trovare un rifugio e ripararsi dal freddo. La dea, oltre a donargli la possibilità di correre molto velocemente, in modo da poter sfuggire più facilmente ai cacciatori, gli fece un altro regalo speciale. In ricordo della sua vita da uccello, Eostre donò a Lepus anche la possibilità di deporre uova che riproducevano tutti i diversi colori dell'arcobaleno! C'era un solo limite a questo dono: Lepus avrebbe potuto deporre le uova in un solo giorno dell' anno, il giorno in cui la festa di Eostre veniva celebrata. Da questa antica leggenda pagana probabilmente ha avuto origine l'abitudine di regalare uova colorate nel periodo pasquale. Il coniglio come vero e proprio simbolo della Pasqua sembra aver avuto però origine in Germania, nel XV secolo, come testimoniano le cronache dell'epoca. Secondo un racconto popolare, c'era una volta una signora molto povera che viveva in un villaggio assieme ai suoi cinque bambini. Non aveva denaro per comprare le uova di cioccolato e, non volendo deludere completamente i suoi bambini, decise di comprare al mercato delle semplici uova di gallina, di decorarle e di regalarle loro il giorno di Pasqua. Ne acquistò un piccolo cestino e le decorò, ma mentre tornava a casa attraverso il bosco sentì le voci dei propri figli. Non volendo rovinare loro la sorpresa si nascose dietro ad un albero, dimenticando il cestino. I bambini trovarono subito il cestino con le uova colorate, ma mentre vi si avvicinavano videro un coniglietto rosa che vi saltellava accanto. Si convinsero allora che il cestino con le uova fosse un regalo del coniglietto, che chiamarono appunto Easter Bunny. Da qui' nacque la tradizione secondo la quale il coniglietto pasquale porta un cesto di uova colorate ai bambini che si sono comportati bene! Furono poi gli immigrati tedeschi e olandesi a portare in America questa tradizione europea...E da allora l'Easter Bunny è diventato un simbolo pasquale molto diffuso negli Stati Uniti e nei paesi dell’Europa settentrionale.<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-46831580837588952642012-03-08T16:02:00.013+01:002013-05-08T20:12:23.394+02:00La Leggenda della Mimosa<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjcdTb-suVqM24l4AtRy038YLlkfDDM-rN9kHZCcOlcM6U4wtVKHTrm17sx2j_cHPUBpU_K9tkkrh6XxlY5VJtOjEZfIseAj8M1stV0X3bbrWE-25iIZtvCJ13t47ImDONu-4-HFucxps/s104/imagesCAQBFAPV.jpg" rel="nofollow" target="_blank"><img alt="mimosa" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjcdTb-suVqM24l4AtRy038YLlkfDDM-rN9kHZCcOlcM6U4wtVKHTrm17sx2j_cHPUBpU_K9tkkrh6XxlY5VJtOjEZfIseAj8M1stV0X3bbrWE-25iIZtvCJ13t47ImDONu-4-HFucxps/s104/imagesCAQBFAPV.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Esistono diverse leggende su questo bellissimo fiore. Questa è una delle più note. C'era una volta, in un paese lontano ed in un tempo remoto, un popolo forte e coraggioso la cui caratteristica peculiare era il colore dei capelli. Esso, a differenza di quello degli abitanti delle altre isole vicine, era del colore del sole. Specialmente le donne, forti e bellissime, erano orgogliose di quelle nuvole d’oro che pettinavano per lungo tempo durante il giorno, inventando elaborate acconciature con trecce e nastri. Le donne, come già detto, erano bellissime, e molto ambite..Tanto che un giorno Mhim, figlia del capo villaggio, venne rapita dai membri di una tribu' nemica, insieme ad altre ragazze, mentre gli uomini del villaggio erano in mare per la pesca. Il fitto dedalo di scogli dell'arcipelago e l'ostilità dei luoghi, fornivano ai rapitori un nascondiglio perfetto.<a name='more'></a> La grotta dove le prigioniere erano state rinchiuse in attesa del loro triste destino era accessibile solo dal mare, e questa aveva un unico condotto d'aria, che sbucava sulla cima di una collinetta, a picco sugli scogli. Tutto intorno il mare, con il continuo soffiare del vento e il rincorrersi di gabbiani gracchianti. La giovane Mimh, forte nella sua agilità, era ben decisa a non arrendersi al suo triste destino e, incurante del pericolo, decise che avrebbe dovuto fare qualcosa per salvare se stessa e le sue compagne. Così chiese alle sue amiche di essere issata sulle loro spalle per potersi infilare nello stretto cunicolo e cercare aiuto dall’alto della collina; era infatti certa che i loro parenti, e soprattutto il suo promesso sposo, stessero cercando il nascondiglio per liberarle. Con grande sforzo la ragazza riuscì a raggiungere l’apertura collegata all’esterno e con abilità e determinazione vi si infilò, incurante dei profondi graffi che la roccia le procurava nel tentativo di raggiungere l’esterno. L’ultimo tratto era anche il più stretto. Il tempo sembrava non passare mai e Mimh sentiva già venir meno la sua resistenza quando, con un ultimo sovrumano sforzo, riuscì a sporgere la testa dalla cavità. Da lontano vide le veloci barche della sua gente ma la sua testa affiorante dalla collinetta non poteva essere notata da così lontano! Allora, consapevole della sua fine ormai prossima, si sciolse le trecce e i suoi lunghi capelli biondi cominciarono a muoversi nel vento come una bandiera.Era il segno, l’indicazione che gli uomini stavano ardentemente cercando!<br />
La fine della storia – racconta la leggenda – non fu lieta.<br />
Le compagne di Mimh furono liberate, ma la coraggiosa ragazza morì soffocata e quello stretto cunicolo divenne la sua tomba. Quando il suo promesso sposo si recò sulla collina per onorare il corpo della sua sfortunata compagna con una degna sepoltura, trovò al posto di Mihm una pianta dalle radici profonde e fortissime, e una grande chioma di fiori d’oro che si muovevano al vento…..Era la mimosa.<br />
<span style="color: #003300;">Curiosità storica:</span> la mimosa, assurta l'8 marzo 1945 alla dignità di fiore delle donne, fu scelta dall'on. <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Teresa_Mattei" target="_blank">Teresa Mattei</a>, partigiana, nonchè segretaria nell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea Costituente e Dirigente nazionale dell'Unione Donne Italiane. La stessa Mattei, interrogata sull'argomento, cosi' rispondeva: «<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Longo" target="_blank">Luigi Longo</a>, che era sottosegretario del partito (PCI) e che si occupava delle donne, mi disse: "Facciamo come in Francia dove l'8 marzo offrono mughetti e violette alle compagne". Pensando che in certi posti in Italia di mughetti e violette non se ne trovavano proprio, controproposi la mimosa, fiore povero reperibile dappertutto [...]» (P. Zanuttini da "Il Venerdi'" di Repubblica).<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-84861826227434019072012-02-20T13:56:00.007+01:002013-03-22T15:22:39.304+01:00Pandafeche<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxmJXVWmShNEFWgoB9wK5cDuucSmwOE1tpCYfgc3u0tjP6X_FurZlmx5r-TwSgiWafy9YeLo_Tf6yu6ulFkZy37x1UE2ZWWq5uyf-XMLkBJeGplcELoUuh3fWVxpPmK5S85RMFO_SnPdY/s104/imagesCA5IWI46.jpg" rel="nofollow" target="_blank"><img alt="pandafeche" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5686892367768825202" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxmJXVWmShNEFWgoB9wK5cDuucSmwOE1tpCYfgc3u0tjP6X_FurZlmx5r-TwSgiWafy9YeLo_Tf6yu6ulFkZy37x1UE2ZWWq5uyf-XMLkBJeGplcELoUuh3fWVxpPmK5S85RMFO_SnPdY/s104/imagesCA5IWI46.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Già nell’antica Roma, ed in seguito anche nel Medioevo, si parlava dei demoni "<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Incubo_(mitologia)" target="_blank">Incubi</a>" (o Inui) e della loro capacità di tormentare le notti degli umani con tanto di furto di respiro a bambini ed anziani. In effetti ‘Incubo’ deriva dal latino ‘incubare’, cioè ‘giacere sopra’: i romani credevano nell’esistenza degli incubi, personificazioni di sogni angosciosi che ritenevano provocati da un vero e proprio contatto, anche sessuale, con un essere demoniaco. Girando in lungo e in largo per il nostro paese scopriamo che queste “entità” sono ben conosciute; cambiano nome, cambiano aspetto, ma il loro modo di operare rimane lo stesso. Come esempio possiamo citare la Pandafeche, figura molto diffusa nella tradizione culturale abruzzese.<a name='more'></a><br />
La Pandafeche, detta anche il Pandaff, sarebbe uno spirito che si divertirebbe a togliere il respiro ai dormienti, durante la notte. Il fenomeno è conosciuto anche nei paesi intorno ad Ascoli Piceno (pantafc), nell'alto Piceno (pantafa) e nel maceratese (pandàfrica, pantafeca) e in altre zone come pantafrica o pantafica. Come già accennato sopra, questo spiritello si divertirebbe a togliere il respiro ai dormienti aggirandosi nelle notti di luna scura. C’è chi credeva che la Pandafeche avesse un sesso e che per afferrarla bisognasse prenderla per i capelli o ferirla, facendo in modo che perdesse almeno nove gocce di sangue.<br />
Nella tradizione viene raffigurata come una figura vestita di bianco, dagli occhi demoniaci ed un muso lungo ed appuntito (sarebbe lo spirito di un gatto nero), con il quale procura delle ferite. Si racconta che la Pandafeche salga sul letto, durante la notte, e una volta seduta sul petto cominci a schiacciarlo, sghignazzando, per togliere il fiato e infastidire il sonno. La vittima non riesce a svegliarsi completamente, né a girarsi o invocare aiuto; quelli che hanno provato questa sensazione riferiscono che se riesci a svegliarti, la vedi scappare via lungo i muri o sul soffitto! Secondo varie credenze è possibile evitare tale incontro lasciando un fiasco di vino di fianco al letto, poiché il Pandaff è ingordo di tale bevanda, oppure lasciando una scopa a rovescio (con molte setole) fuori la finestra o fuori il balcone, o un sacchetto di legumi, poiché quest'essere è curioso ed ama contare. Sarebbe un gravissimo errore piantare un coltello sul legno, poiché la Pandafeche potrebbe andare su tutte le furie e tormentare il malcapitato tutta la notte! Ancora oggi nel dialetto locale si usa dire "sci comme na pantafa, mamma mia oh!" (Sei come una Pantafa, mamma mia!) di qualcuno che è insistente, che ci ronza intorno, che ci toglie il fiato...Proprio come la celebre "Pantafa"!<br />
Anche nel mondo del cinema vi sono stati diversi riferimenti a queste figure notturne... Ad esempio nel film "<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/L%27occhio_del_Gatto" target="_blank">Cat’s Eye</a>" di Stephen King, nell’ultimo episodio, troviamo una bambina, interpretata da una giovanissima Drew Barrymore, perseguitata da un piccolo e feroce folletto che vuole rubargli il fiato. In suo aiuto arriverà un eroico gatto che sconfiggerà la fastidiosa creatura dopo una battaglia non priva di qualche momento ironico (guarda il <a href="http://www.youtube.com/watch?v=jmbJJrT_pi0&feature=youtu.be" target="_blank">video</a>).<br />
Da un punto di vista scientifico è ipotizzabile la coincidenza della Pandafeche con i fenomeni della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Paralisi_nel_sonno" target="_blank">Paralisi nel sonno</a> e della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Illusioni_ipnagogiche" target="_blank">Illusione ipnagogica</a> (in inglese "sleep paralysis"), fenomeni sconosciuti in passato e che costituivano pertanto terreno fertile per la fantasia popolare...<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-17604524008857614412011-09-26T21:02:00.048+02:002013-03-23T15:51:23.905+01:00Il Fauno<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCoS1WF3_knxbmssTbhoPeuVwwEuoA47ibCrPI2uDZPhkDZUG1dXubMssrCLk_1LvdgX483LKKpuG3ZUOdOupc-NWAhwpKr9qrw6ko897poU3R22wQyBUzBh_2jCNFTPHDPzQb2Z3RduA/s1600/jof_self_faun_300.jpg" rel="nofollow" target="_blank"><img alt="fauno" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5686892367768825202" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCoS1WF3_knxbmssTbhoPeuVwwEuoA47ibCrPI2uDZPhkDZUG1dXubMssrCLk_1LvdgX483LKKpuG3ZUOdOupc-NWAhwpKr9qrw6ko897poU3R22wQyBUzBh_2jCNFTPHDPzQb2Z3RduA/s200/jof_self_faun_300.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Il Fauno è una figura della mitologia romana, una divinità della natura, in particolare della campagna e dei boschi. Ha un aspetto umano, ma con i piedi di capra e con le corna sulla fronte. Esistono diverse versioni circa la sua discendenza; secondo una delle più consolidate sarebbe figlio della Dea Vergine Fauna, da lei partorito senza concorso del maschio, accoppiandosi poi da adulto con la madre, per guidare il mondo della natura e soprattutto degli animali. Il dio Fauno era anche chiamato Luperco, in qualità di difensore delle greggi dagli assalti dei lupi e lupo egli stesso(Lupercus = lupus + hircus). Fauno parlava profeticamente attraverso lo stormire del vento nelle fronde, o il bisbiglio delle foglie nel bosco, e per questo era soprannominato Fatuus. <a name='more'></a>Ma era anche nume ispiratore e invasante, che scaricava la propria azione ossessiva e possessiva sulle sue Paredre, le <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ninfe">Ninfe</a> delle fonti e delle sorgenti, le quali, di conseguenza, divenivano simili alle <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sibille">Sibille</a> nel loro profetare. Talvolta Fauno faceva risuonare la propria voce nelle selve e inviava sogni profetici a chi giaceva in incubazione o era invasato dall’estasi. È inoltre l’inventore degli antichissimi versi saturnii su cui si fonda la poesia latina. È dunque dio d’ispirazione profetica e poetica, come <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2009/01/il-mito-di-pan.html">Pan</a> e come le Ninfe a cui è connesso.È associato al timor panico, con apparizioni spaventose e voci soprannaturali. Ma non sempre la sua voce incute terrore, anzi, talvolta rassicura ed incoraggia. Infatti è un nume buono e fausto, protettore degli animali domestici, delle greggi e delle coltivazioni. Il detto più famoso del Fauno a chi lo interrogava era: "Ogni tipo di saggezza umana è vana". Forse perchè il Fauno era portatrice dell'istinto che coglie direttamente se stesso e il mondo, senza elucubrazioni mentali.<br />
Amava suonare il flauto, specie negli assolati meriggi estivi, o puntava le ninfe per accoppiarvisi, e per giunta non era loro in genere sgradito, in quanto portatore di istinti sessuali e fertilità. Nelle comunità rurali, la sua festa (Faunàlia), ricorreva il 5 dicembre tra danze e processioni. Sui suoi altari si bruciava incenso e si libava vino, immolando agnelli e capretti. Il 15 febbraio, sempre in onore del Dio Faunus, protettore dei pastori, si celebravano i Lupercalia, dove i flamines luperci, ossia i sacerdoti del dio Fauno, celebravano antichi riti importati dall'Arcadia al tempo di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Romolo_e_Remo">Romolo e Remo</a>. La festa era dedicata al bere vino, a mangiare e danzare fino al mattino seguente mentre i giovani coperti solo da una pelle di lupo flagellavano con fruste leggere donne e fanciulle che incontravano fuori dalle porte delle loro case, stimolandone la fertilità.<br />
Nei primi secoli dell'era cristiana, molte divinità pagane vennero demonizzate e i Fauni, associati ai Satiri e ai Silvani, diventeranno poi orribili diavoli, precisi con le corna, gli zoccoli e la coda. Nel Medioevo, tutte queste divinità attirarono l’astio dei cristiani, per il loro aspetto animalesco e per i loro doni profetici, ma soprattutto per il loro carattere erotico, connesso ai culti della fertilità. Infatti <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/S._Agostino">Agostino</a>, in un celebre passo de «La città di Dio», scrisse che secondo testimoni degni di fede, Silvani e Fauni eran volgarmente chiamati «incubi» e avevano rapporti erotici con le donne umane. Successivamente, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Marziano_Capella">Marziano Capella</a> aggiunse che le foreste inaccessibili agli umani, i boschi sacri, i laghi, le fonti e i fiumi erano popolati di Fauni, di Satiri, di Silvani e di Ninfe, di Fatui e di Fatue, esseri dotati di poteri profetici e talmente longevi da apparire agli umani immortali, sebbene tali non fossero. Naturalmente erano pericolosi per i cristiani, di cui risulta evidente, da questa descrizione, il terrore e l’orrore nutrito nei confronti della Natura selvaggia, e dunque, ai loro occhi, diabolica: la stessa Natura con cui la Strega era in armonia, e destinata, per questo, ad essere perseguitata. La festa di Fauno fu poi sostituita con la festa di S. Valentino, dedicata agli innamorati, ma senza connotazioni sessuali.<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-29650604234292393992011-08-05T22:50:00.004+02:002013-03-22T15:24:40.918+01:00Il Puck<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqwQjfZnrn6iSSLw8_gBvjWCZ4Vct4yFwE4Reqs82T3XrtEh85wlaktod-wHuFcbwhJVfp0G8_6tf-KEyWdhIFnkEANMllACpfcCjTfEf-c7YV3L7DqlElHs1t4kbJ41Afa1RMotApAew/s1600/2zhe5o8.jpg" rel="nofollow" target="_blank"><img alt="Puck" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5698284850809169314" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqwQjfZnrn6iSSLw8_gBvjWCZ4Vct4yFwE4Reqs82T3XrtEh85wlaktod-wHuFcbwhJVfp0G8_6tf-KEyWdhIFnkEANMllACpfcCjTfEf-c7YV3L7DqlElHs1t4kbJ41Afa1RMotApAew/s400/2zhe5o8.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Puck è uno spirito ingannatore della tradizione Inglese pagana, conosciuto anche come Robin Goodfellow e come Hobgoblin (in Galles simili spiritelli erano definiti Pwca). Il termine Puck deriva dall’Inglese antico Púca che indicava, appunto, uno spirito dei boschi, dall’aspetto mutevole ed ingannatore, che attirava le persone di notte nella foresta con luci e suoni incantatori (similmente alle celtiche Dame Bianche) o rubava il latte dai mastelli nelle fattorie. Il Puck si può anche trasformare in cavallo e portare gli incauti nel profondo delle foreste oppure farli cadere in acqua. In genere il nome porta al significato di "diavolo", "demone", o "spirito maligno". A Puck viene anche associato Hobgoblin, uno spirito dei boschi che scherza con i viandanti (li aiuta o fa loro sbagliare strada).<a name='more'></a> Nel corso del Medioevo, Puck viene accostato alla figura di Robin Goodfellow. Robin Goodfellow era un diavoletto che, fra l'altro, aiutava le massaie nel lavori domestici: spazzava le case e puliva gli angoli in cambio di panna e latte e smetteva subito se gli venivano offerti dei vestiti nuovi. Queste figure a loro volta tendono a unificarsi in una sola. D'altra parte Hob è una contrazione di Robin e "robin" era un nomignolo medievale per diavolo o diavoletto. Diventa chiaro, a questo punto, il percorso compiuto dal nome di "Robin Hood", probabilmente visto, dapprima, come una fata o un elfo della tradizione pagana.<br />
In "I racconti di papà Mumin" della scrittrice svedese <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tove_Jansson" target="_blank">Tove Jansson</a>, gli hobgoblin sono strane creature magiche; perfino il loro cappello, quando viene raccolto da altre creature, può compiere azioni magiche in modo completamente indipendente. Nonostante spaventino coloro che non li conoscono, gli hobgoblin non sono altro che creature piuttosto sole e sensibili, che possono esaudire i desideri degli altri ma non i propri. Una delle più note rappresentazioni letterarie del Puck è il personaggio omonimo di "<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sogno_di_una_notte_di_mezza_estate" target="_blank">Sogno di una notte di mezza estate</a>" di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/William_Shakespeare" target="_blank">William Shakespeare</a>. Ecco come una Fata si rivolge a lui, presentandocelo, nei primi versi del secondo atto: «Tu, se dalle maniere e dal sembiante io non m’inganno, sei quel discolaccio, quel folletto bugiardo e malizioso che tutti chiamano Robin Bravomo. Non sei tu quel bizzoso spiritello che al villaggio spaventa le ragazze, che fa cagliare il latte dentro i secchi, che armeggia tra le pale del mulino, e si rende molesto alle massaie vanificando la loro fatica a sbattere la crema nella zangola? Ed altre volte a far schiumar la birra, o a far smarrire il cammino ai viandanti di notte, e ridere del loro disagio? E t’adoperi, invece, premuroso, ad aiutare nel loro lavoro, ed a portar fortuna a quelli che ti chiaman vezzeggiandoti, “mio caro diavoletto” e “dolce Puck”? ».<br />
Un Puck folletto dispettoso è anche protagonista di due opere di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rudyard_Kipling" target="_blank">Rudyard Kipling</a>, "Puck il folletto" e "Il ritorno di Puck"; Kipling lo presenta come un piccolo fauno dagli occhi cerulei. A Puck è dedicato anche il nome di uno dei satelliti di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Urano_(astronomia)" target="_blank">Urano</a>, ed è un personaggio della serie TV animata della Disney "Gargoyle".<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-67339381307762079042011-03-16T15:06:00.001+01:002013-03-22T15:44:36.723+01:00Le Janas<a href="http://1.bp.blogspot.com/-M72S8UfKvUA/TxRTK3PzkGI/AAAAAAAAAmc/77jj3SUo_7w/s1600/images.jpg" rel="nofollow" target="_blank"><img alt="janas" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5698270874624561250" src="http://1.bp.blogspot.com/-M72S8UfKvUA/TxRTK3PzkGI/AAAAAAAAAmc/77jj3SUo_7w/s400/images.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Sono descritte come piccolissime fate, alte poco piu' o poco meno di un palmo, che vivono sui fianchi delle colline sarde, dentro piccole grotte scavate nella roccia, le <a href="http://www.google.it/search?q=domus+de+janas&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=n1MUT6msHtPE4gS8yJToAw&ved=0CGEQsAQ&biw=1024&bih=641" target="_blank" title="guarda foto">domus de janas</a>, molto diffuse in tutta la Sardegna. Qualcuno le chiama fate, qualcuno streghe, ma sono entrambe le cose, dipende solo da noi: se le capiamo sono fate, se le cacciamo diventano streghe. Le janas vestono di rosso vivo, hanno il capo coperto da un variopinto fazzoletto ricamato con fili d'oro e d'argento, e portano pesanti collane d'oro lavorato. Dicono che siano molto belle e che il loro corpo sia evanescente, luminoso, a volte tanto luminoso da abbagliare. Chi le ha viste da vicino giura che la loro pelle è delicatissima e che hanno lunghissime unghie capaci di scavare la roccia. <a name='more'></a>Di giorno non escono mai, il sole, per quanto pallido, le scotterebbe facendole morire! Trascorrono l'intera giornata a tessere e a ricamare abiti preziosi di lino e di broccato, trapuntati con fili d'oro e d'argento. E mentre tessono, si dice che cantino con voce meravigliosa, che incanta. La notte scendono nelle case degli uomini, attraverso le piccole fessure o le finestrelle semiaperte, si accostano alle culle e a volte cambiano l'intensita della loro luce. In tal modo stabiliscono il destino del bambino. Alle janas, inoltre, piace curiosare tra la gente addormentata. Se qualche essere umano dovesse piacere loro, lo chiamano bisbigliando il suo nome per tre volte. E se la persona prescelta si sveglia, la invitano a seguirle fino alle loro casette tra le rocce, rischiarando la via con i loro corpicini luminescenti. Dentro le case, mostrano agli ospiti immensi tesori, che suscitavano stupore e cupidigia. Ma bisogna stare attenti: tutte quelle meravigliose ricchezze non possono essere sfiorate davanti alle janas, che ne sono gelosissime, perchè immediatamente oro e gioielli si tramuterebbero in cenere e carbone! Per impossessarsi del tesoro delle janas occorre ritornare nelle minuscole casette sulle colline in pieno giorno, con in mano un rosario o un oggetto benedetto. Ma guai a tentare di derubare le janas con la forza e con l'astuzia ! Ecco che cosa accadde un giorno a un giovane che tentò di portar via un prezioso scialle tessuto con fili d'oro che le fatine di Funtana Pinta, nei pressi di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Siligo" target="_blank">Siligo</a>, avevano steso all'aria ad asciugare. Silenzioso come una volpe, il giovane si avvicinò alle rocce su cui stava lo scialle e con un velocissimo colpo di mano lo afferrò, precipitandosi subito dopo lungo il pendio e correndo a perdifiato fino al luogo in cui aveva lasciato il suo cavallo. Ma le janas lo aspettavano proprio in quel punto e lo attaccarono furiose come uno sciame di vespe impazzite. L'uomo riuscì ugualmente a montare a cavallo e a partire a galoppo; ma le minuscole streghe si attaccarono alla coda dell'animale e lo pungolarono con ferocia, fino a farlo imbizzarrire. Così il cavallo disarcionò il suo padrone, che si trovò a tu per tu con gli occhietti luccicanti delle donnine delle colline. Erano occhi terribili, che gli esseri umani non erano in grado di fissare a lungo, perché si trasformavano in statue di pietra. E così infatti avvenne: l'incauto giovane fu pietrificato all'istante e non poté raccontare a nessuno la sua impresa! Ma ben più terribile era la sorte di chi si imbatteva nelle "malas janas" di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tonara" target="_blank">Tonara</a>. Esse stendevano sotto le loro grotte un bellissimo velo bianco che ricopriva l'intera pianura. L'ignaro viandante che si trovava a passare da quelle parti restava inesorabilmente abbagliato da tanto splendore e come invischiato in un incantesimo mortale. Allora il malcapitato veniva catturato da un nugolo di nani malefici, che lo ficcavano in una grande buca sul terreno, assieme ad altre vittime. E qui giungeva a un certo punto la "jana maísta" , che succhiava loro tutto il sangue. E una volta saziatasi di sangue umano, la "jana regina" volava a rinchiudersi per tre giorni in una grotta, dove partoriva altre minuscole janas. Per fortuna la malas janas di Tonara si estinsero molto presto, perchè rimpicciolirono sempre di più, fino a confondersi con i vermi della terra. Le altre fate invece vissero in pace e in armonia con gli esseri umani per molto tempo. Le janas che vivevano sul Monte Manai, vicino a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Macomer" target="_blank">Macomer</a>, nei giorni di festa scendevano addirittura in un sito chiamato "Sa Rucchitta" per ballare con la gente del paese. E siccome erano bellissime, gli uomini le invitavano spesso a entrare "in su ballu tundu", nel ballo tondo, il cui grande cerchio danzante occupava quasi tutta la piazzetta. Un giorno una jana di nome Giula entrò nel ballo e si scatenò al ritmo delle "launeddas", antichissimo strumento musicale a fiato, passando dall'uno all'altro ballerino, leggera e felice come una farfalla. Ma a un tratto Giula sentì il richiamo delle sue compagne che, dall'alto delle domus, la mettevano in guardia: "Giula Giulitta,sos buttones ti chirca (i bottoni cerca). Giula, Giunone, chircadi sos buttones! (Cercati i bottoni!)". La danza cessò di colpo. Giula guardò allora il suo corpetto di velluto e si accorse che i bottoni d'oro filigranato erano misteriosamente spariti: qualcuno li aveva rubati! Da quel giorno non si videro piu fate in quella zona, andarono via offese e amareggiate dall'avidità e dalla malizia degli uomini. Oggi le janas sono diventate sempre piu schive: è bene non disturbarle ed attendere che siano loro a cercarvi. Fate finta di dormire e ad occhi socchiusi...Forse le vedrete volteggiare sopra di voi.<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-23554037221771589512011-02-21T20:17:00.008+01:002013-05-08T20:25:03.560+02:00L'Elfo dei mulini<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8fwpo2ajucD9rTaJ1cnNXY4CAaZo1f7BsQBwdvHe71kzPIuZRN8eca6tQFoZGh8BaBSCw0KtzhMsbxClNCeJRxLhWeoVtOcYaRpDaN1dvDEqXUozhRa__jJFlFjfy8snvZ4QmRDfOr3g/s400/imagesCAOMG94X.jpg" rel="nofollow" target="_blank"><img alt="Killmoulis" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5698289508174022946" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8fwpo2ajucD9rTaJ1cnNXY4CAaZo1f7BsQBwdvHe71kzPIuZRN8eca6tQFoZGh8BaBSCw0KtzhMsbxClNCeJRxLhWeoVtOcYaRpDaN1dvDEqXUozhRa__jJFlFjfy8snvZ4QmRDfOr3g/s400/imagesCAOMG94X.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>L' habitat naturale del Killmoulis (o elfo dei mulini) sono i vecchi mulini delle <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Lowlands_scozzesi" target="_blank">Lowlands</a>, in Scozia. Fin dall'antichita’, il mulino ha rivestito un ruolo di fondamentale importanza nelle comunita’ agricole. Percio’ il mugnaio e’ sempre stato connotato come un personaggio particolare, quasi un mago. Cosi’ sono sorte, attorno al mulino, numerose storie e leggende, tramandate di padre in figlio fino ai giorni nostri. Ed è in questo contesto che rientra indubbiamente la figura del Killmoulis. Secondo il folklore britannico infatti ogni mulino è abitato da una di queste creature, che si dedicano al benessere delle famiglie che servono, ed alle quali si affezionano talmente tanto da arrivare ad avvertirle, facendo udire i loro lamenti, qualora la casa stesse per venire colpita da malattia o disgrazia. Le loro dimore si trovano vicino al focolare o al "killogee"<a name='more'></a>, lo spazio di fronte al caminetto nel forno. Il Killimoulis appartiene alla razza dei <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2010/01/il-brownie.html" target="_blank">Brownies</a>; è alto circa 30 centimetri ed ha la forma di un umanoide magro.Ciò che più lo caratterizza è però un naso enorme e la mancanza della bocca: proprio per questo motivo pare che si nutra infilandosi il cibo su per il naso. Questi folletti sono di solito autanti infaticabili dei mugnai, ma a causa del loro modo di fare perennemente burlone, spesso creano più danni che altro! Bisogna infatti stare attenti a non farli annoiare, perchè in quel caso potrebbero diventare un po' dispettosi e combinare degli odiosi scherzi di gruppo (ad esempio soffiare sulle avene sgusciate e lasciate fuori casa ad asciugare...Con risultati facilmente immaginabili!). I Killmoulis sono fondamentalmente esseri innocui. A volte utilizzano aghi per pungere cani, gatti, o ratti, ma per motivi legati alla loro stessa sopravvivenza: questi animali infatti potrebbero cibarsi anche di loro! Il Killmoulis, pur non avendo la bocca, può comunicare con qualsiasi creatura in un raggio di 30 metri attraverso messaggi telepatici (ma raramente usa questa sua abilità). L'incantesimo con il quale ci si liberava di un Killmoulis troppo dispettoso era il seguente: “Auld Killmoulis wanting the mow, Come to me now, come to me now! Where war ye yestreen when I killed the sow? Had ye come ye'd hae gotten yer belly fou.” (Trad: "Vecchio Killmoulis, in attesa della mietitura, vieni da me ora! Dov'eri ieri sera quando ho ucciso la scrofa? Sei arrivato ed ho tenuto la sua pancia per te"). E da questo incantesimo scopriamo che l'elfo dei mulini è anche goloso di carne di maiale. Nel Roxburgshire, la notte di Halloween, le fanciulle da marito recitavano questo incantesimo per far si che il Killmoulis rivelasse loro il nome del loro futuro sposo...Ovviamente "soffiandolo" attraverso il naso!<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-15766770227379569632011-02-18T01:11:00.004+01:002013-03-22T15:38:03.401+01:00Il Cappellano delle Fate<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnk1tU9Usa-u6PPVloo0Bn2NlOREWhzpPun4fX_fM6VJ8uCPAloSKupp90OFpJ2nL9gyq3XUs-jLpuL7xCRSAF0aaCp4M3msOUCjHUPXHr5ybbqsL5tR0_5ph0WALz7COL6fdWe5m66po/s400/imagesCA2XLTU7.jpg" rel="nofollow"><img border="0" none="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnk1tU9Usa-u6PPVloo0Bn2NlOREWhzpPun4fX_fM6VJ8uCPAloSKupp90OFpJ2nL9gyq3XUs-jLpuL7xCRSAF0aaCp4M3msOUCjHUPXHr5ybbqsL5tR0_5ph0WALz7COL6fdWe5m66po/s400/imagesCA2XLTU7.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Il reverendo Robert Kirk (1644-1692) era un pastore presbiteriano scozzese, noto soprattutto per la sua opera di divulgazione della credenza nelle fate. Nel suo trattato intitolato "Regno Segreto", pubblicato solo nell’Ottocento dal celebre romanziere scozzese <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Walter_Scott" target="_blank">Walter Scott</a> con il nome "Il regno segreto degli Elfi, dei Fauni e delle Fate", il reverendo si mostrava fermamente convinto che le creature ivi descritte (elfi, <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2011/11/il-fauno.html" target="_blank">fauni</a> e soprattutto fate) non fossero affatto, come riteneva l’opinione comune, esseri immaginari e fantastici, bensì creature realmente esistenti, che convivevano in forme organizzate insieme agli esseri umani sulla terra e che di tanto in tanto entravano in contatto con alcuni di loro, trasportandoli nella terra delle fate, "fairyland" appunto.<br />
<a name='more'></a>Di seguito un passo tratto dalla sua opera: "Percio' anche in questi tempi li si ode qualche volta cuocere pane, battere martelli, fare altri lavori del genere entro le piccole colline che essi per lo piu' abitano. Alcuni di essi negli antichi tempi, prima che il Vangelo avesse cacciato il paganesimo,ed anche oggi in qualche paese barbaro, entrano nelle case quando tutti riposano e mettono in ordine le cucine, lavando tutti i recipienti." Le colline fatate a cui accenna Kirk sono chiamate anche Brugh. Secondo la tradizione, all'interno di esse il tempo si dilata a dismisura, tanto che poche ore passate all'interno di un Brugh possono corrispondere sul resto della Terra a parecchi secoli! Entrare all'interno di un Brugh e' impossibile, almeno senza il consenso delle Fate. Periodicamente(una volta ogni secolo), tuttavia, presso le colline si apre un varco che permette l'ingresso nel regno incantato ai comuni mortali... Ma si tratta di un fugace attimo, dopodiche' il varco si richiude. Solo alcune persone sono naturalmente predisposte a vedere le Fate. Questi veggenti o Feys sarebbero dotati di una seconda vista, senza la quale le creature fatate rimangono invisibili. Se una persona comune volesse vedere le Fate, potrebbe farlo solo con l'aiuto di uno di questi veggenti, oppure dovrebbe cospargersi gli occhi con un unguento a base di quadrifogli tritati. E si sa quanto sia raro trovare un quadrifoglio! Tornando alla nostra storia, poco tempo dopo la stesura del suo trattato, il reverendo Kirk mori' di un colpo apoplettico che lo colse mentre passeggiava nei pressi del Faerie Knowe, o Poggio delle Fate, una collina nei pressi della sua canonica. Anche se il suo corpo fu ritrovato, i suoi parrocchiani e l'intera popolazione della cittadina di Aberfoyle rimasero a lungo convinti che Kirk fosse stato rapito dalle fate, irritate dalle rivelazioni che egli aveva fatto sul loro mondo. secondo la credenza locale, infatti, il reverendo sarebbe stato prelevato a forza e trasportato nel regno incantato. Al suo posto le fate avrebbero messo una sorta di doppione, in seguito seppellito come se fosse il vero Kirk. A questo punto la figura del reverendo fu avvolta da un manto di leggenda... Si racconta infatti che egli apparve a un parente con un messaggio per suo cugino Graham of Duchray: "Dì a Duchray che non sono morto, ma sono prigioniero nel Regno delle Fate". Egli avvertì che sarebbe ricomparso nella canonica per il battesimo del figlio di Duchray, nato dopo la sua "morte", chiedendo al cugino di lanciargli un coltello sopra la testa. Questo gesto avrebbe spezzato l'incantesimo che lo imprigionava nel regno delle fate e gli avrebbe concesso di riposare in pace. Graham promise il suo aiuto, ma quando giunse il momento si spaventò a morte di fronte allo spettro del reverendo ed esitò a colpire. Kirk rimase perciò prigioniero nel mondo incantato e da allora è diventato per tutti il "cappellano delle fate"!<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-55133281196417206032011-02-08T22:30:00.009+01:002013-05-08T20:26:17.829+02:00Il Major Oak<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjacO5oYXsdEipDLycgJBFBfc514xEoqyL3z3-7OXT31okmykvSaDxy8ojV8uzVrjxJTocVK51LJZpofi2jV8uf_FxpTB7ldrAy33D9YCUZQOdt1TLtNJ9NYTb5ZTgI1tCTPu8IIPsMv1Y/s1600/imagesCAG297WR.jpg" nofollow="" rel=""><img alt="major_oak" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696880607451456034" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjacO5oYXsdEipDLycgJBFBfc514xEoqyL3z3-7OXT31okmykvSaDxy8ojV8uzVrjxJTocVK51LJZpofi2jV8uf_FxpTB7ldrAy33D9YCUZQOdt1TLtNJ9NYTb5ZTgI1tCTPu8IIPsMv1Y/s1600/imagesCAG297WR.jpg" style="float: left; height: 134px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 100px;" /></a>Il <a href="http://www.google.it/search?q=troll+images&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=pR0PT6z3McaZhQfLktCFAg&ved=0CCkQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Major+Oak&oq=Major+Oak&aq=f&aqi=g1g-S1&aql=&gs_sm=s&gs_upl=1994752l1994752l0l1996351l1l1l0l0l0l0l644l644l5-1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" title="vedi foto">Major Oak</a> è una grande quercia che si trova presso il villaggio di Edwinstowe, nel cuore della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Foresta_di_Sherwood" target="_blank">Foresta di Sherwood</a>, in Inghilterra. Essa è giustamente famosa, sia per le dimensioni che per le associazioni mitologiche con <a href="http://tavernaelfica.forum-express.net/t246-la-leggenda-di-robin-hood" target="_blank">Robin Hood</a>. La quercia ha tra gli 800 e i 1.000 anni e, dall'epoca vittoriana, le sue membra massicce sono state in parte sostenute da un elaborato sistema di ponteggi. Il peso della pianta è stato stimato in 23 tonnellate ed ha una circonferenza di 10 metri! Nel febbraio del 1998 la locale compagnia degli "Amici del Major Oak" ha iniziato a coltivare dei cloni del famoso albero, portando le bacche derivate dalla quercia nelle più famose città del mondo. Nel giugno del 2002 il Concilio delle Piante ha designato il Major Oak come uno dei<a name='more'></a> cinquanta alberi di Gran Bretagna. Oggi il Major Oak si trova in mezzo a un recinto costruitole attorno perché i passi e la curiosità del milione annuo di visitatori non ne compromettano la salute. Molte sono le teorie che sono state formulate sulla sua forma caratteristica. Una prima teoria sulla gigantesca mole dell'albero è quella che si sarebbe trattato di due alberi cresciuti insieme; un'altra teoria è che un fulmine abbia colpito l'albero e lo abbia diviso in due metà, poi sviluppatesi naturalmente; una terza teoria è quella secondo cui l'albero sia stato potato diverse volte e sia cresciuto più in larghezza che in altezza. Questa ad ogni modo è una teoria oggi poco supportata dal momento che altri alberi nell'area attorno sono stati sottoposti a potature nel corso dei secoli. Il primo nome registrato per questa quercia notevole, risalente alla metà del 18esimo secolo, fu "Albero Cockpen". Più tardi fu conosciuta come la Quercia Regina. Nel 1790, il maggiore Hayman Rooke fu uno dei primi a dare una descrizione dettagliata della pianta, includendo l'albero nel suo famoso libro sulle querce di Sherwood. E da allora divenne noto come il Major Oak. La grande fama di questa quercia è però legata alla sua associazione con la leggenda di Robin Hood. Secondo il folklore locale, il Major Oak era il luogo ove Robin Hood e la sua banda dimoravano. Si racconta inoltre che il leggendario bandito ed i suoi uomini si nascondessero dentro il tronco cavo della grande quercia per sfuggire alle guardie dello Sceriffo di Nottingham. In effetti è stato calcolato che la cavità all'interno del tronco (a cui si accede tramite una stretta fessura) è grande abbastanza per ospitare 12 uomini in piedi...Anche se si continua a discutere sulla veridicità di queste leggende (per i detrattori l'età della grande quercia non sarebbe sufficientemente avanzata per corrispondere al periodo storico in cui verosimilmente visse Robin Hood e che si colloca tra il 1190 e il 1261), il Major Oak rimane uno degli alberi più famosi e visitati di tutta l'Inghilterra.<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-45194020599936297642011-02-02T01:36:00.001+01:002013-03-22T15:08:45.667+01:00Gli Gnomi<a href="http://2.bp.blogspot.com/-IBobUisjz-0/Tw9j1681BBI/AAAAAAAAAkk/xBzAo_Ip-j0/s1600/Gnomes1.jpg" rel="nofollow"><img alt="gnomi" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696881831655572498" src="http://2.bp.blogspot.com/-IBobUisjz-0/Tw9j1681BBI/AAAAAAAAAkk/xBzAo_Ip-j0/s1600/Gnomes1.jpg" style="float: left; height: 130px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 100px;" /></a>Un calzolaio, senza sua colpa, era diventato così povero che non gli restava altro se non un pezzo di cuoio per fabbricare un paio di scarpe. Le tagliò di sera per farle il giorno dopo; e siccome aveva la coscienza pulita, andò tranquillamente a letto, si raccomandò a Dio e si addormentò. Al mattino, dopo aver detto le sue preghiere, volle mettersi al lavoro; ed ecco che le scarpe erano sulla tavola bell'e pronte! Egli non seppe che dire dalla meraviglia e, quando si avvicinò per osservarle, vide che erano fatte magistralmente: non c'era un punto sbagliato, un vero capolavoro! E quello stesso giorno venne pure un compratore, al quale le scarpe piacquero tanto che le pagò più del dovuto; così con quella somma il calzolaio potè acquistare cuoio per due paia di scarpe.<a name='more'></a> Le tagliò la sera per mettersi al lavoro di buon mattino, ma non ne ebbe bisogno poiché‚ quando si alzò, erano già pronte e non mancarono neanche i clienti che gli diedero denaro a sufficienza per comprare cuoio per quattro paia di scarpe. Egli le tagliò di nuovo alla sera e le trovò pronte al mattino; e si andò avanti così: quello che egli preparava la sera, al mattino era fatto, sicché‚ ben presto egli divenne un uomo benestante con tutto il necessario per vivere. Ora accadde che una sera, verso Natale, l'uomo aveva appena finito di tagliare il cuoio e, prima di andare a letto, disse a sua moglie: "Che ne diresti se stanotte stessimo alzati, per vedere chi ci aiuta così generosamente?". La donna acconsentì e accese una candela; poi si nascosero dietro gli abiti appesi negli angoli della stanza e stettero attenti. A mezzanotte arrivarono due graziosi omini nudi; si sedettero al tavolo del calzolaio; presero tutto il cuoio preparato e con le loro piccole dita incominciarono a forare, cucire, battere con tanta rapidità, che il calzolaio non poteva distogliere lo sguardo, tutto meravigliato. Non smisero finché‚ non ebbero finito e le scarpe non furono bell'e pronte sul tavolo; poi, prima che spuntasse il giorno, se ne andarono via saltellando. Il mattino dopo la donna disse: "Gli omini ci hanno fatti ricchi, dovremmo mostrarci riconoscenti. Mi rincresce che se ne vadano in giro senza niente da mettersi addosso e che debbano gelare. Sai cosa farò? Cucirò loro un camicino, una giubba, un farsetto e un paio di calzoncini, e farò un paio di calze per ciascuno; tu aggiungici un paio di scarpette". L'uomo fu ben contento e la sera, quando ebbero terminato tutto, misero sul tavolo i regali al posto del cuoio; poi si nascosero per vedere che faccia avrebbero fatto gli omini. A mezzanotte giunsero di corsa tutti e due e volevano mettersi subito a lavorare, ma quando videro i vestiti mostrarono una gran gioia. Li indossarono in fretta e furia, poi fecero capriole, ballarono e saltarono fino a quando uscirono dalla porta. Da allora non tornarono più, ma il calzolaio se la passò bene tutta la vita. <br />
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<span style="color: #003300; font-size: medium;">(Fiaba dei <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_Grimm" target="_blank">Fratelli Grimm</a>).</span></center>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-17381353871052102742011-01-18T01:15:00.016+01:002013-06-20T17:37:21.696+02:00Il Fiore di S. Giovanni<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPcMCJpqVep1aLoqEgvwKozrR_kuJb8Owx4WhzylUb6CdiMD6jNdS2nbalpVRE8hwyhjsSQ7aCH4l-CEomsEGHw94LfAnAmNrXSre1a3hTDvBxwT4QsglKyjqT2jwyeKaU27g4OchpDOs/s291/fern_flower_by_kardisart-d4rzpca_rit.jpg" rel="nofollow"><img alt="Fern flower by KardisArt" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPcMCJpqVep1aLoqEgvwKozrR_kuJb8Owx4WhzylUb6CdiMD6jNdS2nbalpVRE8hwyhjsSQ7aCH4l-CEomsEGHw94LfAnAmNrXSre1a3hTDvBxwT4QsglKyjqT2jwyeKaU27g4OchpDOs/s291/fern_flower_by_kardisart-d4rzpca_rit.jpg" style="float: left; height: 110px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Il giorno del Solstizio d'Estate (tra il 21 e il 22 giugno) era considerato sacro nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade qualche giorno dopo il solstizio, il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la natività di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/San_Giovanni_Battista" target="_blank">San Giovanni Battista</a>. E nella festa di San Giovanni convergono i riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori. Tutte le leggende si basano su di un evento che accade nel cielo: il 24 giugno il sole, che ha appena superato il punto del solstizio, comincia a decrescere, sia pure impercettibilmente, sull'orizzonte.<a name='more'></a> Sin dai tempi più remoti questo cambio di direzione che il sole compie era visto come un momento magico, ed era celebrato mediante cerimonie di purificazione e con la raccolta di erbe magiche, destinate alla preparazione di filtri medicamentosi; in questo arco di tempo, infatti, tutte le piante e le erbe sulla terra verrebbero influenzate con particolare forza e potere. Le erbe raccolte in questa notte, pertanto, avrebbero un potere particolare e sarebbero in grado di scacciare ogni malattia. Le così dette Erbe di San Giovanni sono nove: l’<a href="http://tavernaelfica.forum-express.net/t1018-l-iperico" target="_blank">Iperico</a>, la <a href="http://www.google.it/search?q=iperico&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=7S8PT9CoAePm4QS0ypHQAw&sqi=2&ved=0CEMQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Ruta&oq=Ruta&aq=f&aqi=g10&aql=&gs_sm=s&gs_upl=1900803l1900803l0l1902054l1l1l0l0l0l0l967l967l6-1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" target="_blank">Ruta</a>, il Trifoglio, l’<a href="http://www.google.it/search?q=iperico&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=7S8PT9CoAePm4QS0ypHQAw&sqi=2&ved=0CEMQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Elicriso&oq=Elicriso&aq=f&aqi=g6g-S4&aql=&gs_sm=s&gs_upl=20387l20387l2l21551l1l1l0l0l0l0l195l195l0.1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" target="_blank">Elicriso</a>, la <a href="http://www.google.it/search?q=iperico&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=7S8PT9CoAePm4QS0ypHQAw&sqi=2&ved=0CEMQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Verbena&oq=Verbena&aq=f&aqi=g10&aql=&gs_sm=s&gs_upl=34519l34519l4l35490l1l1l0l0l0l0l313l313l3-1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" target="_blank">Verbena</a>, il <a href="http://www.google.it/search?q=iperico&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=7S8PT9CoAePm4QS0ypHQAw&sqi=2&ved=0CEMQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Mirto&oq=Mirto&aq=f&aqi=g10&aql=&gs_sm=s&gs_upl=44328l44328l6l45686l1l1l0l0l0l0l301l301l3-1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" target="_blank">Mirto</a>, la <a href="http://www.google.it/search?q=iperico&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=7S8PT9CoAePm4QS0ypHQAw&sqi=2&ved=0CEMQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Pratolina&oq=Pratolina&aq=f&aqi=g3g-S7&aql=&gs_sm=s&gs_upl=36066l36066l8l37244l1l1l0l0l0l0l266l266l2-1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" target="_blank">Pratolina</a>, la <a href="http://www.google.it/search?q=iperico&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=7S8PT9CoAePm4QS0ypHQAw&sqi=2&ved=0CEMQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Valeriana&oq=Valeriana&aq=f&aqi=&aql=&gs_sm=e&gs_upl=90503l90503l10l90860l1l1l0l0l0l0l0l0ll0l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" target="_blank">Valeriana</a> e lo <a href="http://www.google.it/search?q=iperico&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=7S8PT9CoAePm4QS0ypHQAw&sqi=2&ved=0CEMQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Stramonio&oq=Stramonio&aq=f&aqi=g6g-S4&aql=&gs_sm=s&gs_upl=40675l40675l12l42002l1l1l0l0l0l0l675l675l5-1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" target="_blank">Stramonio</a>. Esiste poi un fiore misterioso che non è registrato dai botanici e che avrebbe la virtù di rendere invisibile chi lo possiede, di resistere agli incantesimi e di scacciare gli spiriti immondi: è il fiore di San Giovanni, che cresce dalla pianta della <a href="http://www.google.it/search?q=iperico&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=7S8PT9CoAePm4QS0ypHQAw&sqi=2&ved=0CEMQsAQ&biw=1024&bih=641#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=felce&oq=felce&aq=f&aqi=g10&aql=&gs_sm=s&gs_upl=46419l46419l14l47528l1l1l0l0l0l0l191l191l0.1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=b357374d7748ca18&biw=1024&bih=641" target="_blank">felce</a> solo nella notte tra il 23 ed il 24 giugno. È questa un'erba che nessuno ha mai visto in fiore, perché, in un momento della stessa notte, fiorisce, forma il seme e torna ad essere come prima. Per coglierlo bisogna compiere un rito particolare: a mezzanotte il fiore sboccia, emanando una luce intensa. In quel preciso momento il demonio sarebbe pronto a prenderlo. Chi desidera impadronirsene deve andare nella notte magica nella foresta e sedersi accanto alla felce, tracciando con la punta del coltello un cerchio protettivo intorno ad essa e attorno a sé. Il demonio materializzatosi chiamerà la persona con la voce di uno stretto parente, per indurla a voltarsi. Solo chi è in grado di rimanere con lo sguardo fisso sulla pianta e di resistere alle distrazioni del demonio, avrà la possibilità di cogliere il fiore e di sconfiggere l’oscurità. In Boemia si crede che il fiore della felce risplenda come l'oro, o come il fuoco, nella notte di San Giovanni : chiunque lo possieda in questa magica notte, e salga una montagna tenendolo in mano, scoprirà una vena d'oro, e vedrà brillare di fiamma azzurra i tesori della terra. In Russia, i contadini raccontano che chi riesce ad impadronirsi del meraviglioso fiore nella vigilia di San Giovanni, se lo getta in aria, lo vedrà ricadere per terra nel punto preciso dove è nascosto un tesoro. Secondo un'altra diffusa credenza, chi, aperto un fazzoletto sotto la pianta, andasse in un crocicchio, poggiando il mento su di una forca, vedrebbe passare streghe, stregoni, maghi, diavoli, beffantesi di lui, ma in compenso, trascorsa la notte e raccolto il fazzoletto coi fiori per avventura caduti, avrebbe avuto con sè un potentissimo talismano per ottenere da altri qualsiasi cosa e far piegare qualunque volontà. Ma anche il seme della felce, che si vuole risplenda come oro nella notte di San Giovanni, non diversamente che dal magico fiore, farebbe scoprire i tesori nascosti nella terra : i contadini del Tirolo, ad esempio, credono che alla vigilia di San Giovanni si possano veder brillare come fiamme i tesori nascosti e che il seme della felce raccolto in questa mistica notte possa portare alla superficie l'oro celato nelle viscere della terra. Nel cantone svizzero di Friburgo, il popolo usava un tempo vegliare vicino ad una felce la notte di San Giovanni, nella speranza di guadagnare il tesoro che qualche volta il diavolo in persona portava loro.<br />
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<center><span style="color: #003300; font-size: medium;">Immagine: "Fern flower" by <a href="http://kardisart.deviantart.com/" rel=nofollow target="_blank">KardisArt</a></span><br />
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<span style="color: #003300; font-size: medium;">Post correlati: <a href="http://tavernaelfica.forum-express.net/t2054-le-lumache-di-san-giovanni-ricetta" target="_blank">Lumache di San Giovanni</a> | <a href="http://tavernaelfica.forum-express.net/t2056-la-rugiada-di-san-giovanni#6725" target="_blank">Rugiada di San Giovanni</a> | <a href="http://tavernaelfica.forum-express.net/t2058-l-acqua-di-san-giovanni" target="_blank">Acqua di San Giovanni</a></span></center><br />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-26421708132931379752010-11-15T17:07:00.003+01:002013-03-22T15:10:39.514+01:00Tom Bombadil<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1NKj7rp8CSUepDza62pPE_IA2sLzHkeRqyZ286XZT0EK9s3llQKq0X82Dcj-7hZy5N_prWr2aeQ_r15tH4xhnBecHu9r7E1LY5w85O0ickLc2sl_xFdKtCWHt7Sd4iMpzXpzkAC2qmHk/s1600/untitled.png" rel="nofollow"><img alt="tom_bombadil" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696816044439616722" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1NKj7rp8CSUepDza62pPE_IA2sLzHkeRqyZ286XZT0EK9s3llQKq0X82Dcj-7hZy5N_prWr2aeQ_r15tH4xhnBecHu9r7E1LY5w85O0ickLc2sl_xFdKtCWHt7Sd4iMpzXpzkAC2qmHk/s400/untitled.png" style="float: left; height: 130px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Tom Bombadil - chiamato dagli Elfi "Iarwain Ben-adar" (il Più Anziano e Senza Padre), dai Nani "Forn" e dagli Uomini "Orald" - è un personaggio dell'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/J._R._R._Tolkien" target="_blank">J. R. R. Tolkien</a>. Egli nasce inizialmente nella raccolta di poemi "Le avventure di Tom Bombadil", e viene poi inserito nel primo libro de "Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello". Tom Bombadil è il «Signore» della Vecchia Foresta, che gli Hobbit Meriadoc Brandybuck, Peregrino Tuc, Frodo Baggins e Samvise Gamgee attraversano durante il loro cammino, e a cui offre ospitalità e protezione per due notti. Vive in compagnia di Baccador, la Figlia del Fiume.<a name='more'></a> Spirito allegro e bizzarro, non è alto ma ha occhi azzurri e luminosi, viso rosso e rugosissimo e barba lunga e castana. Si diverte a parlare continuamente in rima o a cantare e ballare. È vestito con una giacca blu cielo, stivali gialli ed un consunto cappello dalla piuma blu. Nonostante l'aspetto goffo, è padrone assoluto della sua foresta, dove il Male non può toccarlo. È in grado di vedere Frodo anche se porta l'Anello al dito ed è l'unico a poterlo toccare senza subirne l'influenza malvagia (altri personaggi, che pure hanno resistito alla malvagità dell'Anello, ne hanno comunque subito l'influenza e hanno dovuto combatterla). Per questo motivo, durante il Consiglio di Elrond, viene discussa la possibilità di affidarglielo, affinché lo tenga al sicuro nella sua foresta per sempre. Bombadil però non avrebbe mai custodito l'Anello volentieri, e, anche se avesse accettato, probabilmente dopo poco tempo se ne sarebbe dimenticato e forse l'avrebbe anche buttato via. Gandalf dice infatti che, fra tutte le creature della Terra di Mezzo, Tom è uno dei custodi più pericolosi per l'Unico Anello, proprio perché simili cose non hanno presa nella sua vita. Tom Bombadil è un personaggio molto antico. Nel capitolo "Nella casa di Tom Bombadil" alla domanda di Frodo che gli chiede « Messere, chi sei? », lui risponde, dando una enigmatica spiegazione riguardo la sua esistenza: « Il più anziano, ecco chi sono. Ricordate, amici, quel che vi dico: Tom era qui prima del fiume e degli alberi; Tom ricorda la prima goccia di pioggia e la prima ghianda. Egli tracciò i sentieri prima della Gente Alta, e vide arrivata la Gente Piccola. Era qui prima dei Re e delle tombe e degli Spettri dei Tumuli. Quando gli Elfi emigrarono a ovest, Tom era già qui, prima che i mari si curvassero; conobbe l'oscurità sotto le stelle quand'era innocua e senza paura: prima che da Fuori giungesse l'Oscuro Signore ». Il personaggio non compare nella trilogia cinematografica diretta da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Peter_Jackson" target="_blank">Peter Jackson</a>, probabilmente perché la sua figura non si lega quasi per niente al filo narrativo della vicenda, e riportarlo sullo schermo sarebbe stato oltremodo dispersivo. Tuttavia, una delle canzoni di Tom, ovvero quella per convincere il vecchio uomo-salice a liberare gli hobbit che aveva intrappolato, viene cantata da Barbalbero (nell'edizione estesa de "Le due Torri") quando Merry e Pipino sono intrappolati da un albero nella foresta di Fangorn. A tutt'oggi è ancora oggetto di discussione da parte dei critici e degli estimatori di Tolkien quale sia la vera natura di Tom Bombadil (ispirato ad un gioco del figlio Michael); sono state fatte molte ipotesi. Secondo alcuni Tom Bombadil potrebbe essere la rappresentazione dell'autore stesso (e del lettore) nel libro, un'entità superiore che però non interferisce nella narrazione. Pare che Gandalf lo conosca, però, molto bene. Tuttavia, egli non svela nulla agli Hobbit sulla natura di Tom. Potrebbe essere un esemplare di razza unica; per molti si tratterebbe comunque di un membro degli Ainur (spiriti di natura divina, diretti rappresentanti di Eru Ilúvatar). Esiste una lettera, la n° 19 della raccolta "La realtà in trasparenza" scritta da Tolkien nel 1937, in cui l'autore spiega come Tom rappresenti «lo spirito della (dissolvente) campagna di Oxford e del Berkshire». Si tratta comunque di una spiegazione che va oltre la Terra di Mezzo e il suo universo, e che nasce direttamente dal pensiero dell'autore. Rimane comunque difficile dargli una collocazione vera, anche perché è stata intenzione dello stesso Tolkien lasciare attorno a Tom un alone di mistero, come si evince dalla lettera n° 144: «Dal punto di vista della storia, penso che sia meglio che alcune cose restino inspiegate (specialmente se una spiegazione in realtà esiste). Ed anche in un'età mitica dev'esserci qualche enigma, come c'è sempre. Tom Bombadil ne è un esempio». <br />
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<span style="color: #003300; font-size: medium;">Fonte: Wikipedia.</span></center>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-76376237753830717842010-10-10T22:18:00.003+02:002013-03-22T15:11:14.366+01:00I Trolls<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajAltWmyFRnWcoWGSzq57DmFpEpA2y9jrgzVulTYdtLbqpOnvPulqnpHoujd5EWT2rTvNpTcXNA9uM3tNi1dnNG12m3rTosxdpSZ8Mmw0fn-IMvSB_Qk20NsAhFHiYd1BoReSKbouRg4/s1600/imagesCAI4J26Y.jpg" rel="nofollow"><img alt="troll" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696806141175819634" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajAltWmyFRnWcoWGSzq57DmFpEpA2y9jrgzVulTYdtLbqpOnvPulqnpHoujd5EWT2rTvNpTcXNA9uM3tNi1dnNG12m3rTosxdpSZ8Mmw0fn-IMvSB_Qk20NsAhFHiYd1BoReSKbouRg4/s400/imagesCAI4J26Y.jpg" style="float: left; height: 134px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 105px;" /></a>I Trolls sono creature caratteristiche del folklore norreno. La tradizione vuole che i Trolls vivano nelle fitte foreste, presso i laghi illuminati dalla luna, nei <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Fiordi" target="_blank">fiordi</a> profondi, sulle vette incappucciate di neve e accanto a rumoreggianti cascate. Sono prevalentemente creature dell'ombra e del buio, perchè qualunque Troll commetta il fatale errore di esporsi alla luce solare diretta, si trasformerebbe in pietra. Antiche leggende norvegesi raccontano, infatti, che alcune grandi montagne che ricordano la forma tipica di un Troll non siano altro che alcuni di loro che non sono riusciti a rientrare in casa prima del sorgere del sole!<a name='more'></a> I Trolls hanno forme e dimensioni diverse(alcuni sono giganteschi, altri piccoli), ma hanno delle caratteristiche comuni: lunghi nasi, orecchie sporgenti, code pelose, 4 dita delle mani e dei piedi, e una folta peluria. Ci sono anche Trolls a più teste o con più di due occhi, caratteristiche che li può rendere spaventosi ai più. Tra i molti poteri soprannaturali dei Trolls c'è la capacità di trasformarsi. Le "Trolle" sapevano trasformarsi in fanciulle di incredibile bellezza, ma sotto alla meravigliosa veste restava sempre la coda; gli uomini (contadini, boscaioli, principi), ammalliati da tale bellezza, ne rimanevano innamorati, almeno fino a quando, alzata la gonna, lo spuntare della coda spezzava l'incantesimo e le ritrasformava in Trolle. Si pensa che i Trolls possano vivere per diverse centinaia di anni. Ben nota è la loro estrema irritabilità, che può rapidamente trasformarsi in rabbia: per cui è molto importante non farseli nemici! Se un contadino provoca un Troll, il suo bestiame o il suo raccolto potrebbe subire malattie o altre disgrazie. Con gli umani i Trolls hanno avuto da sempre un rapporto conflittuale: se da un lato li odiano senza limiti, dall’altro non riescono a resistere al fascino delle femmine umane (quelle dei Trolls sono infatti da centinaia di anni in via di estinzione, ed è questo il motivo principale per cui è raro incontrarle!). I maschi, per questo, prendono di mira una sfortunata fanciulla che prima rapiscono e poi sposano con l’inganno. Ma se la cara mogliettina inizia a dare problemi, i Trolls non esitano a trasformarla nel piatto principale del loro banchetto! Ci sono stati comunque dei rari casi di amicizia tra Trolls e uomini: si tratta di Trolls che amano profondamente la natura e che quindi trattano con rispetto gli esseri umani con cui hanno in comune questa attitudine. La fonte principale di alimentazione dei Trolls è quasi esclusivamente il pesce, che amano consumare crudo. Nella tradizione tolkeniana, il Troll (o "Vagabondo delle Montagne") è una creatura rozza e malvagia, dedita alla distruzione dei villaggi, al furto del bestiame e alla cattura di incauti viaggiatori, che vengono poi spesso cucinati. Secondo la versione cinematografica, il Troll è stupido, ma con una forza spaventosa (infatti nella tomba di Balin un Troll è al guinzaglio di un Goblin di Moria). Nella versione originale (cartacea) è un Troll a guidare l'assalto alla compagnia dell'anello nella tomba di Balin. È probabile dunque che Tolkien attribuisse a questo genere di creatura anche facoltà intellettuali non banali. Il punto debole di queste creature è la luce solare; infatti se vengono colpiti dai raggi dell'astro si tramutano in pietra. I Trolls di Mordor invece, così come gli Orchi, riescono, in virtù di un sortilegio di Sauron, a marciare grazie all'oscurità innaturale prodotta da Mordor che protegge gli Orchi e i Trolls dai raggi del sole fino a Minas Tirith. Secondo Odd Holaas, biografo di Kittelsen (pittore norvegese dell'800), i Trolls sarebbero gli spiriti naturali delle foreste norvegesi. "Non sono lesti di gambe come i fauni greci, che fanno capriole su colline spoglie e soleggiate, bensì pesanti, scuri e imponenti. Sono vere e proprie montagne boscose che camminano..." Con queste parole tratte dal suo libro pubblicato nel 1974, Holaas identifica alcuni dei tratti caratteristici dei Trolls norvegesi, esprimendo con efficacia ciò che tutti i Norvegesi provano nei riguardi dell'immenso manto verde che ricopre il loro paese. Per Holaas si tratta di uno sgomento di fronte alla natura, del timore che le foreste ispirano, dell'innata paura del buio da cui l'uomo mai si è liberato. Chiudiamo con una curiosità: nella bassa Norvegia c'é anche una strada dedicata a queste creature, la <a href="http://www.google.it/images?q=Trollstigen&rls=com.microsoft:it:IE-Address&oe=UTF-8&rlz=1I7GGLJ_it&um=1&ie=UTF-8&source=univ&ei=_BayTJe7KoXJswaGoMDXDQ&sa=X&oi=image_result_group&ct=title&resnum=4&ved=0CDIQsAQwAw&biw=1003&bih=542" target="_blank" title="vedi foto Trollstigen">Trollstigen</a>, posta a sud di Andalsnes; è una strada puntellata di cascate e cascatelle ed è costituita da una serie di 11 tornanti che ridiscendono in valle. Alla fine di questa strada (o all'inizio a seconda di dove si parte) è anche possibile trovare il cartello stradale di pericolo attraversamento Trolls! <br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-58093780892392739672010-09-02T22:33:00.005+02:002013-03-22T17:17:51.398+01:00Il Castagno dei Cento Cavalli<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGD91rLlUmHwGT4P3FbXkPMIxToCAFZu38_BtLRXFRnljlLJqKSdla26JBnbru2QYpa06Fm75artbdiGOejIY-sesE9SZy2m96bLjJKZwwaNLW8u1jmATB9pVj9WpDpMugtcV2Asg_k3M/s1600/SALVO+RUSSO%252C+Castagno+dei+cento+cavalli%252C+olio+su+tela+%25282010%2529.JPG" rel="nofollow"><img alt="castagno_cento_cavalli" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696795351692858418" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGD91rLlUmHwGT4P3FbXkPMIxToCAFZu38_BtLRXFRnljlLJqKSdla26JBnbru2QYpa06Fm75artbdiGOejIY-sesE9SZy2m96bLjJKZwwaNLW8u1jmATB9pVj9WpDpMugtcV2Asg_k3M/s400/SALVO+RUSSO%252C+Castagno+dei+cento+cavalli%252C+olio+su+tela+%25282010%2529.JPG" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>"Un pedi di castagna/tantu grossu/ca ccu li rami/so’ forma un paracqua/sutta di cui si riparò/di l’acqua,/di fùrmini, e saitti/la riggina Giuvanna ccu centu cavaleri,/quannu ppi visitari Mungibebbu/vinni surprisa di lu timpurali./D’allura si chiamò/st’arvulu situatu/ ‘ntra ‘na valli/lu gran castagnu/d’i centu cavalli." (Giuseppe Borrello). A <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sant'Alfio_(Italia)" target="_blank">S. Alfio</a>, bellissimo paesino sulle pendici dell’Etna che prende il nome da uno dei tre santi fratelli martirizzati nel III secolo d.C. sotto l’imperatore Decio, si trova un gigantesco castagno chiamato il Castagno dei cento cavalli (vedi <a href="http://www.google.it/images?hl=it&q=castagno+dei+cento+cavalli&um=1&ie=UTF-8&source=univ&ei=sBKATNm4J8qmOPuzsZgO&sa=X&oi=image_result_group&ct=title&resnum=1&ved=0CCYQsAQwAA&biw=1003&bih=542" target="_blank" title="foto Castagno dei cento cavalli">foto</a>).<br />
<a name='more'></a>Autorevoli studi botanici lo descrivono come l'albero più grande (per la sua circonferenza di circa 52 metri) e più vecchio d'Europa (la sua età è stimata tra i 2000 e i 4000 anni). Testimonianza della sua vetustà sono le innumerevoli stampe e dipinti di artisti stranieri dei secoli scorsi che, trovatisi a passare innanzi all'albero più grande che avessero mai visto, si fermavano ad immortalarne le forme. Il Castagno dei cento cavalli deve il suo singolare nome ad una plurisecolare leggenda locale che si ricollega, seppure lontanamente, alle storie siciliane legate ai <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Vespri_siciliani" target="_blank">Vespri</a>. Si narra infatti che il grande castagno di S. Alfio debba il suo nome all’avventurosa regina <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanna_I_d%27Angi%C3%B2" target="_blank">Giovanna I d’Angiò</a>, divenuta famosa per aver stipulato la pace di Catania del 1347 che pose fine alla seconda fase della sanguinosa guerra dei Novant’anni. La leggenda - perché di leggenda si tratta, dal momento che è provato che la sovrana angioina non mise mai piede in Sicilia – vuole che, durante una battuta di caccia sull’Etna, Giovanna I d’Angiò venne sorpresa da un tremendo temporale e che trovò rifugio, con tutto il suo numeroso seguito costituito da oltre cento dame e cavalieri, proprio sotto il gigantesco castagno. In questo modo ne parlava Jean Houl, incisore, pittore e architetto francese, dopo una sua visita in Sicilia: "La sua mole è tanto superiore a quella degli altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo. Mi feci inoltre, dai dotti del villaggio raccontare la storia di questo albero (che) si chiama dei cento cavalli in causa della vasta estensione della sua ombra. Mi dissero come la regina Giovanna recandosi dalla Spagna a Napoli, si fermasse in Sicilia e andasse a visitare l'Etna, accompagnata da tutta la nobiltà di Catania stando a cavallo con essa, come tutto il suo seguito. Essendo sopravvenuto un temporale, essa si rifugiò sotto quest'albero, il cui vasto fogliame bastò per riparare dalla pioggia questa regina e tutti i suoi cavalieri". Della leggenda del castagno si è impadronita anche la poesia. Diversi scrittori e poeti siciliani, infatti, hanno immortalato il Castagno nelle loro opere. Ci piace ricordare il Filateo, il Carrera, il poeta dialettale catanese Giuseppe Borrello, che parla di “Un pedi di castagna tantu grossu”, ed ancora Carlo Parisi, ed il poeta catanese Giuseppe Villaroel che in tal modo inizia un suggestivo sonetto: “Dal tronco, enorme torre millenaria……”. Il tempo, le intemperie e la cattiveria dell'uomo, hanno in qualche modo cambiato l'aspetto esteriore di questo regale albero, che si presenta oggi diviso in tre tronconi originati da un unico ceppo. Adesso non c'è più la casa al suo interno( utilizzata per seccarvi castagne e mandorle, come riferiva nel suo scritto Jean Houl) ma tuttavia il Castagno dei cento cavalli conserva un fascino ed una floridezza inalterati, a testimonianza che spesso le meraviglie della natura sono superiori a quelle dell'arte...<br />
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<span style="color: #003300; font-size: medium;">Immagine: Salvo Russo - "Castagno dei cento cavalli" (Olio su tela).</span></center>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-80500940621872016702010-08-04T21:34:00.003+02:002013-03-22T15:12:18.481+01:00Il Lechy<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE7I-kRkD5WTPRYcIVilJA0QRCb3xKWz2Hki5S3JS8IPTG2P8b80224-7_VnSwEZ1f-HXvT4CgOkyxhUXI3_p4MN6_C9TGb27oYEDTxQ_hpyNMchBg65XsZ5sZN1IxLEt0CaaDHr8ywE4/s1600/imageslechy.jpg" rel="nofollow"><img alt="lechy" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696773966205541858" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE7I-kRkD5WTPRYcIVilJA0QRCb3xKWz2Hki5S3JS8IPTG2P8b80224-7_VnSwEZ1f-HXvT4CgOkyxhUXI3_p4MN6_C9TGb27oYEDTxQ_hpyNMchBg65XsZ5sZN1IxLEt0CaaDHr8ywE4/s400/imageslechy.jpg" style="float: left; height: 134px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Per gli slavi ogni bosco ha il suo Lechy (da "less", foresta). Questo personaggio compare in molte leggende popolari. Vive nel cuore delle foreste; pur sembrando un essere umano, la sua pelle è azzurra ,come il sangue, e gli occhi sono sporgenti; la barba è lunga, come i capelli verdi, le sopracciglia sono folte; all'estremità delle gambe lunghe, i piedi assomigliano agli artigli di un rapace. Il Lechy non ha ombra e muta continuamente statura: nano al limitare del bosco, dove può celarsi sotto una foglia; nel mezzo di una foresta di alberi la sua testa può raggiungere invece quelli più alti.<a name='more'></a> Cura il suo regno, e quando un cacciatore si avvicina al suo territorio, il Lechy lo fa perdere riportandolo sempre allo stesso punto. Spesso questa creatura è bonaria e quasi sempre lascia andare la sua vittima. Per far uscire il Lechy dagli alberi (il più delle volte betulle), si tagliano questi ultimi, si dispongono in cerchio e si evoca lo spirito, il quale appare sotto forma umana, pronto a realizzare qualsiasi desiderio, purchè gli si doni l'anima. I Lechy devono abbandonare ogni anno le foreste, quando gli alberi iniziano a perdere le foglie. Ma è solo una morte temporanea, perchè rinasceranno con le nuove foglie. I Lechy in quel periodo sono colpiti dalla rabbia, ed è consigliabile non incontrarli nel mese di ottobre. Li si può sentire, mentre percorrono il bosco, emettere sogghigni, fischi ed imitare singhiozzi umani.<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-63308289879231405272010-05-02T18:20:00.003+02:002013-03-22T15:12:51.781+01:00Un Elfo tra gli uccelli<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA4xmh0lcORCbNvHsPPl1WOa05Dxr3ug6HhMq15_iH02sj1ZzUaUGxvcDFv2n9DZGcc3rlDtcPrcS1wYF0NSlFPlPeD7IfoTma6qWV7uallGtop4BlAZVqN6hpE2cUPT_LmKPdlrLmv5s/s1600/elfguf.png" rel="nofollow"><img alt="gufo_elfo" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696398564218230610" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA4xmh0lcORCbNvHsPPl1WOa05Dxr3ug6HhMq15_iH02sj1ZzUaUGxvcDFv2n9DZGcc3rlDtcPrcS1wYF0NSlFPlPeD7IfoTma6qWV7uallGtop4BlAZVqN6hpE2cUPT_LmKPdlrLmv5s/s400/elfguf.png" style="float: left; height: 110px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 105px;" /></a>L'Elfo (clicca <a href="http://www.google.it/search?um=1&hl=it&rlz=1R2GGLJ_it&aq=f&aqi=&oq=&start=0&q=Elf%20Owl%20pictures&biw=1007&bih=633&sei=qKoNT86NLaHO4QSKmcz1BQ&tbm=isch" target="_blank">qui'</a> per vedere le foto) è stato classificato per la prima volta da James Graham Cooper nel 1868. In principio questo piccolo rapace era conosciuto come gufo Whitney. Altri nomi che gli sono stati attribuiti sono "Texas Elf Owl", "Whitney Elf Owl". In Messico si chiama "Enano". Il Gufo Elfo è uno dei più piccoli al mondo(con i suoi 14,5 cm di lunghezza ed i suoi 36-44 grammi di peso! ) ed è caratteristico delle zone aride del sud-ovest degli Stati Uniti e del Messico. Vive soprattutto sui cactus giganti del deserto(<a href="http://www.google.it/search?q=sempreverdi+immagini&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=t4ANT9LkFIrysga_qdG9BA&ved=0CC0QsAQ&biw=1007&bih=633#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=cactus+Saguaro+immagini&oq=cactus+Saguaro+immagini&aq=f&aqi=&aql=&gs_sm=s&gs_upl=1070059l1070059l0l1071733l1l1l0l0l0l0l388l388l3-1l1l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=1191c150cca1846c&biw=1007&bih=633" target="_blank">cactus Saguaro</a>), ma non disdegna platani, pini, noci, e anche i pali del telefono!<a name='more'></a> Ha una testa rotonda senza ciuffi auricolari. Il piumaggio è in genere bruno-grigiastro, presentando macchie bianche sul ventre e cannella sulla faccia. Una striscia bianca irregolare scende lungo le piume scapolari, con irregolari macchie bianche che corrono lungo il bordo esterno delle ali quando sono ripiegate. Un singolare colletto bianco corre lungo la parte inferiore della nuca. Le ali sono relativamente lunghe, e la coda, corta, presenta una barratura composta da 3 a 5 strisce orizzontali con colorazione pallida. Le zampe e le gambe sembrano nude ma sono scarsamente coperte da piume ispide. Gli occhi sono giallo pallido e sono evidenziate da sottili sopracciglia biancastre. Il volo è abbastanza simile a quello del pipistrello, ma non è irregolare. Quando si trova in pericolo, l'Elfo nasconde se stesso coprendo le parti inferiori (più pallide) con un'ala . Se vengono catturati, i gufi elfi si fingono morti fino a quando il pericolo è passato . L'Elfo caccia principalmente piccole prede, perché i suoi piedi e artigli sono relativamente deboli. Praticamente tutte le sue prede sono invertebrati (scorpioni, cavallette, locuste, mantidi, larve di mosca, bruchi, millepiedi e cicale), anche se non disdegna qualche topo o qualche piccolo uccello. Raramente è stato visto cacciare lucertole o piccoli serpenti. Non fanno rumore quando si avvicinano alle loro prede: il suono del battito delle loro ali è infatti smorzato da piume che ammorbidiscono i bordi d'attacco delle ali stesse. Intorno ad Aprile, i maschi iniziano ad attrarre le femmine nelle vicinanze dei potenziali siti di nidificazione. Nelle notti di luna piena si chiamano continuamente per tutta la notte(clicca <a href="http://www.owling.com/elf1a.wav" target="_blank">qui'</a> per sentire il suo verso). La femmina sceglie il nido e comincia a dormire in esso prima di deporre le uova, per impedire l'occupazione del medesimo da parte di altri uccelli. Gli Elfi dipendono interamente dalle cavità che i picchi usano per nidificare, soprattutto in cactus e alberi a foglia caduca. L'ingresso del nido può essere situato ad un altezza che va da 3 a 10m dal suolo. In aprile o maggio, la femmina depone da 1 a 5 uova bianche. A differenza di altri gufi, la femmina può anche andare a caccia durante l'incubazione, lasciando il suo compagno ad incubare le uova durante la sua assenza. I giovani abbandonano il nido verso i 28-33 giorni. L'Elfo effettua una singola covata annuale, e il suo successo riproduttivo è il più alto di qualsiasi altro gufo Nord-Americano. L'alto tasso di successo è dovuto alla difficoltà che i predatori hanno nel raggiungere i nidi, in particolar modo quelli presenti sui cactus.<br />
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<span style="color: #003300; font-size: medium;">Riferimenti:<br />1)Johnsgard, Paul A. 1988 - "North American Owls: Biology and Natural History".<br />2)König, Weick and Becking. 1999 - "Owls: A Guide to the Owls of the World".<br />3)Long, Kim. 1998 - "Owls: A Wildlife Handbook ". </span></center>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-15082909701188597202010-04-21T16:22:00.004+02:002013-03-22T15:13:15.399+01:00Gli Elfi Silvani<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVyUwSuYs6UAQ_axk7eBTO_6SDgUYJpCOPI-wnnM0gDASPUJEZJLN2dCa-2m-IM5QMAS3lo_U07Orj5y-nT43_uSfaWFOMZ_SEgtvb_LNdF2075L0AUY2MT_xcskC8fNhIHpFly-4MTRg/s1600/%252Bwishes_elf_by_ceruleanvii.jpg" rel="nofollow"><img alt="elfo_silvano" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696392829358214610" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVyUwSuYs6UAQ_axk7eBTO_6SDgUYJpCOPI-wnnM0gDASPUJEZJLN2dCa-2m-IM5QMAS3lo_U07Orj5y-nT43_uSfaWFOMZ_SEgtvb_LNdF2075L0AUY2MT_xcskC8fNhIHpFly-4MTRg/s400/%252Bwishes_elf_by_ceruleanvii.jpg" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Le origini degli Elfi Silvani sono antichissime. Bisogna risalire fino al tempo del Consiglio degli Elfi Anziani,tra la fine del Regno della Luce (dominata dagli Elfi) e l'inizio del Tempo Oscuro (il nostro Tempo). Isil, la più giovane di 4 fratelli, aveva dato vita ad una comunità di Elfi che viveva tra i boschi, in equilibrio con la Natura, e che adorava la Dea Eliane. Ognuno dei suoi fratelli aveva percorso strade diverse e per lunghi anni non avevano più avuto notizie gli uni degli altri. Il giorno in cui la comunità nata da Isil si trovo' in pericolo, quest'ultima chiamo' a raccolta i suoi fratelli per chiedere il loro aiuto.<a name='more'></a> Con rammarico si accorse che nessuno di loro era disposto a farlo, ognuno perduto nella ricerca di egemonie pericolose e lontane dai dettami della vita Elfica. La Grande scissione degli Elfi si fa risalire a quell'evento drammatico, da cui nacquero le quattro razze Elfiche oggi conosciute: gli Alti, i Selvaggi, i Silvani e i Drow. Superato l'imminente pericolo chiamando a raccolta il coraggio dei pochi Elfi fedeli ad Isil, da quel tempo i Silvani vissero isolati da tutti, colmi di una profonda delusione verso i loro oramai perduti fratelli, dai quali si sentivano traditi. Abituati alla vita selvaggia, gli Elfi Silvani sono persino più agili delle altre razze elfiche; hanno capelli che vanno dal biondo al rosso rame, passando per le varie sfumature castane, formando un piacevole contrasto con la pelle leggermente abbronzata. Gli occhi sono generalmente di colore marrone o verde intenso. Come negli altri Elfi, i lineamenti del viso sono fini e affilati con orecchie tipicamente a punta. L’altezza è compresa fra un metro e 60 e un metro e 80 centimetri, la vita media è lunga in rapporto a quella umana: circa 750 anni. L’abbigliamento dei Silvani è finalizzato alla mimetizzazione, e dunque per definizione è semplice, con i colori delle varie stagioni: i loro ornamenti sono costituiti da piume, collane e bracciali di pietre e gemme, e amano colorare il corpo con tatuaggi di ogni forma. Alcuni di loro hanno imparato a parlare con gli altri abitanti del bosco, e li usano nei loro compiti di esplorazione, ma quasi mai in battaglia perché ritengono sacra la vita degli animali. La Musica è l’altra arte che preferiscono: le loro feste sono caratterizzate da frenetici canti, avviluppati da suoni complessi ma prodotti da strumenti semplici come flauti e strumenti a corda, ma anche da vere orchestre di strumenti a percussione di corteccia o di pelli, in cui tutti i membri della comunità si abbandonano per notti intere dedicate al culto stesso della Vita, ballando instancabili come arsi da un desiderio orgiastico. A volte si odono, camminando nei boschi, anche suoni più miti, più struggenti, all’apparenza nati dalle foglie morte del sottobosco. Nessuno riesce mai a trovare la vera origine di questa musica, ma pochi dubitano che ne siano gli Elfi Silvani gli artefici. Il rapporto che intrattengono con le altre razze è praticamente inesistente; si tengono lontani il più possibile dagli altri esseri pensanti, compresi gli Elfi Alti, e sono determinati a salvaguardare le loro abitudini e la loro libertà ad ogni costo. La loro politica è incentrata sulla neutralità totale, ma diventano ostili se qualcuno attenta a loro o al bosco, abbattendo gli alberi o provocando una grande moria di animali. Persino gli altri Elfi, quando si avvicinano a meno di 5 Km da un loro accampamento, hanno una scorta di almeno due Elfi Silvani, che li segue sempre, non vista, finche non si allontaneranno da quella zona. Gli Elfi Silvani si alleano più spesso con gli animali della foresta che non con i propri simili. Nessuno conosce il luogo in cui sorgono i loro accampamenti, per il semplice fatto che i Silvani impediscono a chiunque li abbia trovati di rendere la notizia pubblica. Alle volte, ove trovano le condizioni adatte, si stabiliscono sopra gli alberi della foresta, in un intrico di ponti sospesi e di passerelle che rendono la città invisibile a chi passa sotto. Le loro tendenze isolazioniste li hanno portati a dimenticare un po’ dell’unica lingua degli Elfi,il “<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sindarin" target="_blank">Sindarin</a>”, e solitamente usano un dialetto primitivo chiamato “Nandorin”.<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-41462637788576166162010-03-22T15:30:00.003+01:002013-03-22T17:12:14.831+01:00Il Trifoglio e l'Irlanda<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeG-jE9MBbKFZV4cUk7eYvVKl8ihC6HjQ45YKfjTojvuAzYnhYyeAgdIV4Wj7CiHGbiMpq5vmKFm02YiHj5VHQpONnUvPtue1ZpMzYfAWppk8bAuiwwMHA25ulYPD-i6A50yNks4KvnhE/s1600/0903073.gif"><img alt="bambino_con_trifoglio" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696383981267336690" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeG-jE9MBbKFZV4cUk7eYvVKl8ihC6HjQ45YKfjTojvuAzYnhYyeAgdIV4Wj7CiHGbiMpq5vmKFm02YiHj5VHQpONnUvPtue1ZpMzYfAWppk8bAuiwwMHA25ulYPD-i6A50yNks4KvnhE/s400/0903073.gif" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 95px;" /></a>Il trifoglio è uno dei simboli principali dell’Irlanda, accanto all'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Arpa_celtica" target="_blank">arpa celtica</a>. In inglese è chiamato "Shamrock", ma il nome ha origine gaelica (seamrog = “giovane trifoglio”). Lo shamrock è una qualità di trifoglio, il “trifolium repens”, caratterizzato in estate dalla fioritura di innumerevoli fiorellini bianchi. La prima volta che il trifoglio fu citato per iscritto fu nel 1571, sebbene l’uso leggendario che ne fece <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/San_Patrizio" target="_blank">S. Patrizio</a> preceda tale data di millenni. Secondo la tradizione, infatti, S. Patrizio nel V secolo pare usasse il trifoglio, tipica pianta dei prati irlandesi, per illustrare il concetto di trinità ai Celti.<a name='more'></a> Egli insegnava che ogni foglia della piccola pianta rappresentasse il Padre, il Figlio e lo Spitrito Santo della Santa Trinità (tre foglie e un solo stelo, tre persone e un solo Dio). Tuttavia, non vi sono riscontri effettivi su questo negli antichi manoscritti irlandesi, tanto da considerare tale racconto una vera leggenda. Anche fuori dall'Irlanda questa pianticella fu presto associata alla Trinità. Secondo una leggenda popolare il trifoglio, facendo da cuscino a Gesù appena nato, fiorì in inverno. Il trifoglio divenne anche simbolo della salvezza dal peccato operata da Cristo, poiché la tradizione greca e romana assegnava alla pianta il potere di guarire i morsi di serpenti e scorpioni (simboli del demonio). Già prima di S.Patrizio, però, bisogna ricordare che questa pianta era molto importante per i Druidi. Essi infatti guardavano al trifoglio come una pianta sacra, in quanto le sue foglie formavano una triade e il tre rappresentava un numero mistico nella religione celtica. Inoltre il trifoglio poteva avere proprietà profetiche, poiché a detta di molti, le foglie rivolte verso l’alto erano simbolo di maltempo in arrivo. Infine i Druidi ritenevano che il trifoglio potesse allontanare gli spiriti maligni. La prima volta che il trifoglio fu messo in mano a S. Patrizio fu su una moneta coniata dai Cattolici Confederati di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kilkenny" target="_blank">Kilkenny</a>, nel 1645. La prima volta che il trifoglio viene citato come emblema risale al 1681, nel diario di Thomas Dinely, che viaggiò in Irlanda sotto il regno di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_II_d%27Inghilterra" target="_blank">Carlo II</a>. Dinely, parlando della <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2009/03/la-festa-di-s-patrizio.html" target="_blank">festa di S.Patrizio</a> del 17 Marzo, scriveva di come gli Irlandesi usassero utilizzare croci e trifogli nel loro abbigliamento. Qualsiasi siano le antiche tradizioni riguardanti il trifoglio, dalla storia più recente risulta che la pianta continua ad essere una potente icona. Fu simbolo della ribellione e dell’indipendenza dalla Corona Britannica durante il regno di Vittoria (1837-1901). Il significato del trifoglio era così potente che indossarlo sull’uniforme militare era considerato crimine mortale. Tale oppressione però servì solo a infondere un peso culturale sempre maggiore, tanto che il trifoglio è diventato uno dei simboli più conosciuti e importanti dell'Irlanda.<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-28605935324416623702010-03-05T23:29:00.008+01:002013-03-22T17:12:51.803+01:00Il Cinghiale presso i Celti<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc9-qrWgYc1WZnF17n9VWPopLR2Dv4YWXaL8s5jgHS59xqk8JVUZqdSkTE7iVsATeH5dTr9WyiM0BS9WmIB8HG6plwE0CISYYLQCV1Ljox-q2ifUMtJu6Zb7sp_BlMwB25vvtg-LBwIGw/s1600/cinghiale1.png" rel="nofollow"><img alt="cinghiale" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696380672743443298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc9-qrWgYc1WZnF17n9VWPopLR2Dv4YWXaL8s5jgHS59xqk8JVUZqdSkTE7iVsATeH5dTr9WyiM0BS9WmIB8HG6plwE0CISYYLQCV1Ljox-q2ifUMtJu6Zb7sp_BlMwB25vvtg-LBwIGw/s400/cinghiale1.png" style="float: left; height: 104px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 105px;" /></a>Il cinghiale, tra i Celti, era considerato un animale degno di molti onori, come il gatto per gli Egizi o la mucca in India. Il cinghiale compariva frequentemente sulle insegne militari galliche in quanto incarnava l’audacia, la forza vitale prorompente, la tenacia e l’eroismo. Il <a href="http://www.google.it/search?q=sempreverdi+immagini&hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=t4ANT9LkFIrysga_qdG9BA&ved=0CC0QsAQ&biw=1007&bih=633#hl=it&rlz=1R2GGHP_itIT443&tbm=isch&sa=1&q=Carnyx+immagini&oq=Carnyx+immagini&aq=f&aqi=&aql=&gs_sm=s&gs_upl=351905l354228l4l354845l2l2l0l0l0l0l371l626l2-1.1l2l0&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=1191c150cca1846c&biw=1007&bih=633" target="_blank">Carnyx</a> (corno da battaglia) della Scozia e del Galles riportava la figura della testa di un cinghiale, e anche gli elmetti e gli scudi spesso recavano questa immagine. Nella mitologia celtica, a onor del vero, il cinghiale era più legato al mondo della religione che a quello guerriero: esso infatti rappresentava la classe sacerdotale e viveva, proprio come la figura del druido, in stretto rapporto con la foresta.<a name='more'></a> Inoltre, il cinghiale rappresentava anche la forza primitiva che, uscita dall’oscurità della selva, si scagliava in avanti per solcare la terra, e poiché la selva e i boschi per i Celti erano sacri e popolate da <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2011/12/i-nove-alberi-sacri.html" target="_blank">sacre querce</a>, anche il cinghiale, che viveva ai loro piedi e se ne nutriva, diventava l’espressione della forza divina allo stato selvaggio. Il cinghiale per i Celti era il cibo sacrificale per la festa di <a href="http://elvenpath76.blogspot.com/2009/10/samhain.html" target="_blank">Samhain</a>: cibarsi ritualmente delle sue carni in occasione della festa del primo dell’anno, infatti, equivaleva ad assorbirne la potenza divina mediante il nutrimento sacrificale. Questo animale è stato spesso ricreato in pietra ed in bronzo nella forma di cinghiale votivo, essendo consacrato a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/L%C3%BAg" target="_blank">Lugh</a>, divinità guardiana degli inferi e portatrice di luce. Il padre stesso del dio Lugh, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cian" target="_blank">Cian</a>, aveva il potere di trasformarsi in cinghiale per meglio riuscire a sottrarsi ai pericoli. Anche <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ceridwen" target="_blank">Ceridwen</a>, dea dell'ispirazione, era rappresentata dal cinghiale: la vecchia dea assumeva spesso quelle sembianze per avvicinare la gente. Dell’antica festa di Lugh del Fuoco Nascente e del Cinghiale oggi è rimasta traccia in una festività che ricorre il 17 gennaio, ovvero <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Antonio_Abate" target="_blank">Sant’Antonio Abate</a> (vissuto in Egitto tra il 250 e il 356): l’ennesimo risultato di sincretismo da parte della Chiesa, che ha sovrapposto la storia del Santo a quella preesistente di Lugh. Nella leggenda a cui ci si riferisce, il cinghiale è stato sostituito da un maialino dotato di un campanellino che segue Sant’Antonio nel suo viaggio verso gli Inferi, alla ricerca del fuoco di cui gli uomini erano rimasti sprovvisti. I diavoli però, spaventati dal suo santo potere, non lo lasciarono entrare. Al contrario il maialino riuscì ad intrufolarsi e cominciò a creare un disordine ed uno scompiglio tale da convincere le creature infernali a far entrare il santo, a condizione che si riprendesse la bestiolina pestifera. Da notare il campanellino, che secondo il simbolismo celtico, riporta al concetto di vita e di morte, rappresentando infatti la campana l’utero della Dea Madre, di cui Lugh era figlio. Il cinghiale era inoltre l’animale araldico di Merlino, così come l’orso lo era di Artù. Forse anche in relazione all' importanza che questo animale rivestiva nella religione celtica, il Cristianesimo lo indico' come una rappresentazione del maligno: creatura del mondo selvaggio, impetuoso, assimilabile alla foga delle passioni, devastatore delle colture.<br />
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<span style="color: #003300; font-size: medium;">Fonti: "Simboli celti", M. Centini, Edizioni Red, 2000. </span></center>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1863690450518697913.post-65573819229908451612010-01-27T16:58:00.009+01:002013-03-22T17:19:06.427+01:00La nascita degli Elfi<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcVLGqmBlZN57yPQwmWqCcWZ1bTbWeIOQBRE5oFObrldcWohBTvdN0znyEKbIytVdsSEqklg0XmR8vQTVe6UnU45kiw_Wq5TxEjrEdOH73MCWgGVer3dr8jP0aaRfeflkf7u5UVw9LAZo/s1600/elf3caporiz.png" rel="nofollow"><img alt="elfi" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5696369451218873938" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcVLGqmBlZN57yPQwmWqCcWZ1bTbWeIOQBRE5oFObrldcWohBTvdN0znyEKbIytVdsSEqklg0XmR8vQTVe6UnU45kiw_Wq5TxEjrEdOH73MCWgGVer3dr8jP0aaRfeflkf7u5UVw9LAZo/s1600/elf3caporiz.png" style="float: left; height: 110px; margin: 0px 6px 1px 0px; width: 120px;" /></a>Un giorno il buon Dio, travestito da viandante, bussò alla porta di una piccola casa e chiese ospitalità. Venne accolto da una famiglia numerosa ma così povera da non avere di che vestire i figli. Padre e madre si vergognavano di ciò e presentarono allo straniero solo la metà dei loro bambini. Dio li trovò amabili e chiese alla madre se ne avesse altri oltre a quelli. La donna rispose di no. Naturalmente il buon Dio sapeva benissimo che aveva altri figli e domandò ancora: "Mia buona donna, mi hai davvero presentato tutti i tuoi figli?"<a name='more'></a><br />
"Certamente - mentì la donna sorridendo - Non sono forse abbastanza?". Dio si accontentò di questa risposta e si sedette a tavola per la cena. Notò che quella famiglia era molto pia: ringraziava il Signore per il cibo e, nonostante fosse appena sufficiente per loro, lo condivisero con lo straniero. Dio notò anche che tutti i bambini si misero in tasca un po' di pane secco da portare ai loro fratelli e sorelle nascosti. Il giorno seguente, prima di andarsene, Dio disse alla famiglia tanto ospitale: "Ciò che è stato nascosto a me verrà nascosto anche agli occhi degli estranei". Da quel momento, i bambini nudi diventarono invisibili; i genitori li percepivano e gli altri uomini potevano vederli soltanto quando lo desideravano i bimbi stessi. Dio diede ai bambini dei fiori, con i quali poterono vestirsi, e da allora non patirono più il freddo. Essendo invisibili, dovevano fare attenzione a non essere calpestati, e, per questo, Dio diede loro le ali, affinché potessero spiccare il volo in fretta al minimo pericolo. Quei bambini gli erano molto affezionati e Dio fece loro molti altri doni, che gli uomini comuni non possedevano. Potevano parlare con i fiori e gli animali, e trovavano sempre cibo per saziarsi e vivere in buona salute. I bambini invisibili crebbero ed ebbero dei figli, che a loro volta ebbero altri figli. Facevano del bene agli uomini senza farsi vedere, anche se talvolta si divertivano a far loro qualche scherzo. Vivevano nelle grotte, negli alberi, in riva ai fiumi; i più piccoli riuscivano persino ad abitare sulle corolle dei fiori. Gli uomini li battezzarono Elfi. Mentre gli uomini sfruttavano la terra, gli Elfi diventarono gli spiriti della natura e talvolta intervenivano per contrastare le azioni degli uomini irrispettosi dell'ambiente. Gli Elfi si manifestano di rado: non hanno molto spazio sulla terra per eseguire le loro danze e per celebrare i loro riti. Sono sempre in grado di vedere gli uomini; per contro, noi possiamo vedere gli Elfi soltanto quando loro lo desiderano....<br />
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<span style="color: #003300; font-size: medium;">(Fiaba Islandese)</span></center>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14900175467840897709noreply@blogger.com0