- Graziosa betulla, - implorò l'uccellino - vuoi lasciarmi vivere tra le tue fronde fino all'arrivo della buona stagione?
- Ne ho abbastanza di custodire le mie foglie. Vattene da un'altra parte!' rispose la betulla.
L'uccellino saltò fino a una maestosa quercia.
- Grande quercia, - invocò - permetti che io resti al riparo del tuo fogliame finché il tempo è cattivo?
- Se ti lasciassi tra le mie fronde, tu beccheresti tutte le mie ghiande. Vattene via di qua! - esclamò la quercia.
L'uccellino volò come meglio poté con la sua ala ferita, finché arrivò presso un bianco salice.
- Bel salice, mi ricevi sui tuoi rami durante la cattiva stagione?
- No davvero! Io non alloggio mai degli sconosciuti!
Il povero piccolo non sapeva più a chi rivolgersi. Lo vide allora un abete e gli chiese:
- Dove vai, uccellino?
- Non lo so, - rispose - gli alberi non vogliono darmi rifugio e io non posso volare lontano con quest'ala spezzata.
- Vieni qui da me, poverino... - lo invitò il grande abete.
Una notte il vento del nord venne a giocare nella foresta. Sferzò le foglie col suo gelido soffio e ogni foglia toccata cadde a terra mulinando.
- Posso divertirmi con tutti gli alberi? - domandò a suo padre, il re dei venti.
- No, - rispose il re. - Quelli che sono stati buoni con i piccoli uccelli possono conservare le loro foglie.
Così il vento del nord dovette lasciare tranquillo l'abete, che conservò le sue foglie tutto l'inverno. E da allora è sempre avvenuto così.
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