"E’ meraviglioso potersi stiracchiare ai raggi di questo sole d’estate!"continuava a ripetersi Rosa, mentre apriva i propri petali alla luce del giorno. Mentre era tutta assorta nei suoi pensieri, non si accorse del peso che gravava sulle prime foglie del suo gambo...qualcosa si stava arrampicando, evitando accuratamente le spine... non riusciva a vedere... iniziò a preoccuparsi... e poi vide una piccola ombra! "Ehi! Ma dove credi di andare?… Fermo, chi sei?". Il "peso" che si arrampicava era un buffo folletto che, con un ampio sorriso stampato sul viso, si sedette comodamente sulle foglie, alla base della corolla. Dopo aver tirato fuori dal giubbetto un flauto ed essersi aggiustato il berretto viola sul capo, iniziò a suonare. Rosa era infastidita da quella presenza...ma la musica che usciva da quello strumento era meravigliosa: era bella come la rugiada che la dissetava al mattino, bella come il vento che le portava i profumi ed i suoni lontani. Quando il folletto terminò di suonare, ripose il flauto all’interno del giubbetto, posò un bacio sul petalo di Rosa, discese in silenzio e spari' nel bosco. Hog, questo era il nome del folletto, tutto felice rientrava al suo villaggio: finalmente, dopo molto tempo, aveva avuto il coraggio di incontrare Rosa! Da tempo desiderava quell’incontro, da tempo osservava Rosa: aveva annusato il suo profumo portato dalla brezza primaverile, nascosto dietro l’avena selvatica; l’aveva vista sbocciare... e se ne era innamorato! Il mattino seguente, alle prime luce dell'alba, la musica del flauto di Hog s’intrecciava già con i rumori del bosco e Rosa ne era di nuovo inebriata. Quella musica la faceva sentire felice, leggera e viva. Per molti giorni Hog tornò da Rosa, sempre in assoluto silenzio... e quando tardava, Rosa lo aspettava con una leggera ansia, allungando il gambo per andare oltre l’orizzonte.Hog inventava ogni giorno brani più belli, suonava con maestria le melodie più dolci. Il tempo passò e l’aria si fece più fredda e pungente; api e farfalle non volavano più, gli uccelli avevano smesso di cantare, le foglie degli alberi avevano steso un morbido tappeto sul suolo. Rosa iniziò a perdere i primi petali. Per Hog, questa vista era insopportabile, e smise di andare a trovarla, per non vedere e sentire questa sofferenza. Rosa invece era serena,perchè sapeva che il morire ed il rinascere erano parte del ciclo naturale; era dispiaciuta solo del fatto che non sentiva più il meraviglioso suono del flauto, quello che le portava il sole nel cuore e si rattristava di questo abbandono. Hog intanto, nella sua capanna, pensava e ripensava ad una soluzione per salvare la sua Rosa. D’improvviso, gli venne in mente uno strumento, usato nel villaggio degli Uomini Alti. Decise cosi' di rubarne uno, nella scatola del cucito di una Donna Alta. Se lo caricò sulle spalle e corse nella radura del bosco di querce, dove Rosa se ne stava tutta intirizzita. Ella non si rese neppure conto di quello che stava succedendo, come non ebbe il tempo di provare dolore... fu un attimo e si ritrovò per terra, col gambo tranciato. Hog la raccolse delicatamente e la portò via. Per vari giorni e notti restò chiuso nella sua capanna, lavorando alacremente. Da antichi saggi aveva imparato l’arte di conservare il profumo dei fiori ed ora era giunto il tempo di mettere in pratica gli insegnamenti. Rosa poteva vivere ancora! E Sarebbe vissuta per sempre, attraverso il suo profumo! Dal Paradiso dei Fiori, intanto, Rosa sorrideva: solo adesso capiva che ogni azione di quel buffo folletto era stata piena d’amore...Per amore Hog avrebbe conservato il suo profumo e per amore avrebbe insegnato ad altri quest’arte preziosa e l'avrebbe donata al mondo. E cosi', da quando Hog inventò la formula della conservazione, ogni volta che annusiamo il profumo di un fiore, entriamo in sintonia e ascoltiamo le parole della sua anima.
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